Il tempo della vendetta
Dodici anni dopo l’omicidio di una bambina nel parco giochi di una scuola media di Reykjavík, viene dissotterrata una capsula del tempo, una scatola che contiene lettere scritte dieci anni prima da un gruppo di alunni, ai quali era stato chiesto di immaginare come sarebbe stata l’Islanda nel 2016. Ma tra i messaggi ce n’è uno anonimo che riporta le iniziali di sei persone, sei future vittime di omicidio. Il caso viene assegnato al detective Huldar, che assieme alla collega psicologa Freyja cerca di ricostruire il profilo dell’autore di quelle minacce. Proprio quando l’inchiesta sembra confermare che l’elenco è solo frutto della fervida e innocua immaginazione di un ragazzo, la polizia trova due mani mozzate senza che ci sia la traccia del corpo a cui appartengono. Le indagini conducono all’identificazione della vittima, ma non prima che altre persone, le cui iniziali coincidono con quelle del misterioso messaggio, vengano assassinate. A questo punto, per il detective Huldar e la collega il tempo diventa un fattore determinante: ogni giorno che passa una nuova vittima potrebbe venire associata alle sue iniziali…
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Recensione a cura di Manuela Fontenova

C’è chi ama i romanzi autoconclusivi, e chi come me impazzisce per le serie: in questo caso ho trovato, come si suol dire, pane per i miei denti. Il tempo della vendetta è il secondo episodio della Children’s house, serie thriller di ambientazione nordica scritta da Yrsa Sigurdardóttir. L’autrice, che ha già pubblicato vari romanzi di successo, viene acclamata come una delle più importanti esponenti del genere thriller, fama confermata anche dal suo penultimo lavoro, Il Cacciatore di orfani.

Torna sulla scena del crimine la coppia di protagonisti già conosciuti nel primo romanzo: la psicologa infantile Freyja e il detective Huldar. Stessa ambientazione, Reykjavík, capitale dell’Islanda, stesso commissariato ma i ruoli si sono completamente capovolti: nell’indagine che aveva visto nascere la collaborazione tra i due professionisti, qualcosa è andato storto. Huldar è stato retrocesso, ha perso la credibilità dei suoi colleghi e viene relegato al lavoro di scartoffie dietro ad una scrivania, a guardare Erla, giovane e scattante poliziotta che ha preso il suo posto. Anche Freyja ormai si occupa quasi esclusivamente delle pratiche burocratiche, alla Casa dei bambini, dove lavora, la sua carriera ha subito un pesante colpo d’arresto.

Huldar deve indagare su uno strano messaggio rinvenuto in una capsula del tempo risalente a 12 anni prima, lo stesso anno in cui una bambina di 8 anni fu ritrovata senza vita non lontana dalla sua scuola. Nello stesso tempo a seguito di una segnalazione anonima, vengono rinvenute due mani mozzate. A chi appartengono? Ma soprattutto, fatti così apparentemente diversi tra di loro, potrebbero condurre verso un’unica e macabra verità?

Ancora una volta Huldar cerca l’aiuto di Freyja, e sebbene abbia poca libertà d’azione, è un poliziotto molto capace ed intuitivo, l’unico a notare subito una connessione tra i tanti indizi, così vaghi, che continuano a spuntare durante le indagini.

Ogni scoperta si trascina dietro una scia di morte, in una città fredda e quasi impersonale si svolge il dramma di una serie di cruenti delitti che non deluderà le aspettative del lettore.

Un thriller nordico perfetto, un intreccio ben progettato e la giusta dose di cattiveria per una storia davvero sconvolgente. False piste, indizi da seguire, possibili colpevoli, insomma gli elementi per creare la giusta atmosfera di suspence e paura ci sono tutti.

Se si riesce a districarsi tra i gli impronunciabili cognomi islandesi che si accavallano durante il racconto, la lettura prosegue a pieno ritmo.

In Islanda è stato già pubblicato il terzo romanzo, e ne sono felice, non solo perché mi sono appassionata a questa scrittrice, ma perché la coppia Freyja – Huldar ha ancora molta strada da fare. Si intuisce il trascorso di entrambi, le difficoltà nel relazionarsi, ma buona parte della trama è legata agli omicidi e non c’è grande spazio da dedicare ai due protagonisti. Non è certo un difetto, anzi, sto leggendo un thriller e la parte criminale deve esserci e tenermi incollata al libro. La costruzione dei personaggi è fondamentale, ma in questo caso, i fatti determinano le azioni del poliziotto e della giovane psicologa. Si dice che siano proprio le situazioni di tensione a far emergere i tratti salienti degli individui: siccome qui la tensione è alle stelle, e la pressione che i due subiscono lavorativamente combacia spesso con quella che vivono in ambito personale, non si sente molto la mancanza di un ulteriore approfondimento psicologico.

Però sono ansiosa di ritrovarli presto, perché è chiaro che la situazione di stallo in cui si trovano è destinata ad evolversi.

La bellezza dei thriller nordici risiede nella capacità degli autori, di smontare in poche pagine quell’idea di ordine e civiltà che da sempre caratterizzano paesi come la Svezia, La Norvegia o l’Islanda. Nell’immaginario collettivo nulla può succedere in posti così suggestivi e puliti: chiedetelo a Yrsa Sigurdardóttir, a Jo Nesbø, a Camilla Läckberg e a tutti i grandi scrittori che hanno dato vita ad un genere completamente nuovo, raccontando nei propri romanzi la bellezza di luoghi desolati e dal clima inospitale, dove il crimine non dorme mai.

Vi consiglio di leggere Il tempo della vendetta, ma non dimenticate anche Il cacciatore di orfani… penso proprio che questa sarà una lunga e appassionante serie!!

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