Il ribelle
A chi non piacerebbe che qualcuno rimediasse alle ingiustizie? Sarebbe bello. E poi capita che quel “qualcuno” esista davvero. La stampa gli dà il nomignolo di “Ribelle” e il popolo lo acclama. Un eroe che garantisce la giustizia a modo suo, senza uccidere ma inducendo la vittima all’autocommiserazione. Poi un giorno il Ribelle osa troppo e si accanisce su un poliziotto, in un vicolo buio e nebbioso di Ferrara. Qualcosa si rompe e la polizia intensifica gli sforzi per acciuffarlo. Sarà il Commissario capo Ruffini ad avere il compito di formare una squadra per scovarlo. Ma la cosa non è semplice: l’indagine porta a fare i conti con un omicidio irrisolto di qualche anno prima, dove la vittima, una ragazza, è stata trovata sbudellata nella zona industriale di Padova. Come se non bastasse, anche una brava giornalista di Ferrara si interessa al caso indagando per conto del suo giornale e facendo nuove scoperte. Chi è il Ribelle? E chi guida la sua mano?
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Il ribelle è il titolo dell’ultimo romanzo thriller scritto da Simone Pavanelli, in stretta collaborazione col vice questore Andrea Crucianelli, dirigente del commissariato di San benedetto del Tronto. Il romanzo è edito dalla casa editrice Pluriversum. La storia ha come sfondo la città di Ferrara, ed anch’essa entra a pieno titolo fra i protagonisti del racconto. Una città costantemente immersa nella nebbia e nel freddo dell’ultimo periodo dell’anno, che ne confonde i lineamenti e ne complica le indagini. Il libro inizia subito forte, con un primo capitolo che lascia presagire ad uno sviluppo tutt’altro che tranquillo della vicenda. Ad un corriere della droga, infatti, che stava trasportando ovuli di cocaina e dopo la sua accidentale morte dovuta alla rottura di uno di essi, gli vengono estratti quelli rimasti integri direttamente dallo stomaco…Dopo questo prologo, che si rivelerà comunque molto importante nel proseguo del racconto, inizia la storia vera e propria. La protagonista principale del romanzo è una squadra investigativa ed i suoi 5 componenti. La squadra, che viene approntata, deve scoprire l’identità che si cela dietro la persona che si fa chiamare: Il ribelle. Con questo alias infatti agisce un individuo che punisce personaggi che si sono macchiati di pesanti crimini e che, a suo dire, non sono stati puniti a dovere, o per nulla, dalla giustizia. La squadra è composta da poliziotti appositamente selezionati, provenienti da vari commissariati. A capo della squadra c’è il commissario Ruffini, affiancato dal suo vice l’ispettore Vitali. Le aggressioni, che rendono i malcapitati “inoffensivi”, si susseguono numerose. Inizialmente non vengono prese troppo sul serio, quasi giustificandole. Gli danno la caccia, ma senza eccessivo impegno. Tutto cambia però quando ad essere aggredito sarà un poliziotto. Soprattutto perché il ribelle aggredisce solo dei poco di buono; cosa c’entra, quindi, un appartenente alle forze dell’ordine? A questo punto gli inquirenti vogliono vederci chiaro: vogliono capire perché anche un loro collega è stato colpito ed iniziano delle indagini molto accurate. Tra sorprese e momenti emozionanti giungeranno a scoprire l’identità del ribelle, ed a mettere a nudo l’intricata vicenda che ha mosso la sua sete di vendetta. Devo subito fare i complimenti all’autore perché ha scritto un romanzo molto accattivante che tiene ben desta l’attenzione del lettore. Situazioni che coinvolgono e personaggi che conquistano. Ottima la figura del commissario. Finalmente un funzionario di polizia ben concentrato sull’obbiettivo. Senza essere distratto da avvenenti colleghe che gli girano intorno ed alle quali non sa resistere, o da problematiche situazioni personali che lo fanno piombare nell’apatia e nella sofferenza o, ancor peggio, nella dipendenza da qualche sostanza. Non fuma come un ossesso ma ha una splendida famiglia, una moglie innamorata ed una figlia adorabile, che lo accolgono al termine di pesanti e spesso pericolose giornate di lavoro. Tutta la tensione che il libro sprigiona è focalizzata sul caso. Storia che viene sviluppata mirabilmente da Pavanelli con ordine e buon ritmo e che ci regala un finale adrenalinico, coerente col resto del racconto. Un finale che ho apprezzato molto perché, a parer mio e come ripeto spesso, il vissero tutti felici e contenti non è contemplabile in un noir, (o thriller), ed in questo caso questa indicazione viene perfettamente rispettata. Complimenti.

 

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