Recensione a cura di Dario Brunetti
Il passato è un morto senza cadavere è il nuovo romanzo di Antonio Manzini uscito per Sellerio editore e vede il ritorno del vicequestore Rocco Schiavone.
Dopo la missione in Sud America che ha visto Rocco e i suoi amici fraterni Furio e Brizio andare alla ricerca di Sebastiano (diventata la pecora nera del gruppo), ritroviamo il nostro protagonista nuovamente ad Aosta e ad attenderlo ci sarà una delle tante rotture che ben sappiamo lo attanagliano.
Per chi conosce fin troppo bene i romanzi dell’ottimo vicequestore, sappiamo a cosa ci riferiamo!
Quelle rotture che trovano la giusta collocazione nella classifica di Rocco!
L’agente Casella lo porta a conoscenza di un incidente sulla strada di montagna della Valsavarenche dove un ciclista è stato travolto da un’auto.
Sembra trattarsi di un chiaro incidente stradale e quindi di morte accidentale. Ecco sembra per l’appunto! Perché agli inquirenti la dinamica dell’incidente non è affatto chiara e presenta delle evidenti incongruenze.
Le generalità dell’uomo investito dall’auto corrispondono a un certo Paolo Sanna.
Le rilevazioni sul corpo dell’uomo del medico legale Alberto Fumagalli e del commissario della scientifica Michela Gambino confermeranno i sospetti di Rocco Schiavone che si tratta di un vero e proprio omicidio.
La vita di Paolo Sanna presenta i suoi misteri, l’uomo è relegato ai margini della società, lontano dai suoi famigliari e dalle sue amicizie eppure qualcuno ha deciso di assassinarlo in modo spietato e brutale.
Rocco Schiavone scaverà nel passato della vittima andando incontro a un cold case.
Proprio il passato restituisce altre morti inspiegabili nelle quali si dovrà fare luce, altre vittime cadute per mano dello stesso assassino?
Come se non bastasse a complicare ulteriormente le indagini e a far tribolare Rocco Schiavone mettendolo in costante apprensione sarà la scomparsa della giornalista Sandra Buccellato alla quale è particolarmente legato nonostante la loro relazione non sia riuscita ad avere un lieto fine.
Le due vicende saranno per caso legate fra di loro?
Il passato è un morto senza cadavere è un noir introspettivo che focalizza l’attenzione sui ricordi appartenenti a un passato che non va più via e che trovano dimora nella vita del suo protagonista e riemergono impattando sulla realtà quotidiana attraverso un’immagine definita, vivida e pulsante.
Manzini esplora le dimensioni emotive e psicologiche dettate dall’esperienza dell’uomo come condizione di vita costruendone una trama particolarmente complessa e articolata che gode di un ottimo intreccio narrativo.
Rocco Schiavone si trova sempre spalle al muro per via dei sensi di colpa che lo rendono sempre più fragile e vulnerabile e le sue scelte che impatto potranno avere e a quali rischi andranno incontro?
Apprezzo lo stile di Manzini incisivo e dettagliato, della grande capacità di come sappia alternare il dramma alla spiccata ironia e ancora una volta del modo in cui riesca a tratteggiare alla perfezione i suoi personaggi che acquistano sempre più spessore e credibilità agli occhi del lettore.
I romanzi di Manzini esattamente come quest’ultimo, spiccano per il modo in cui lo stesso scrittore riesce a tenere in equilibrio la tensione legata al dramma e all’azione e il sano umorismo che attribuiscono alle storie la giusta dose di leggerezza, senza dover fiaccare il ritmo del racconto che acquisisce invece nella globalità, l’esatta consistenza.
Nonostante le sofferenze che possono ledere l’animo del suo protagonista, c’è l’osannata voglia di non mollare e di trovare attraverso sé stesso il coraggio di andare avanti e sempre a testa alta anche affrontando le mille paure che sembrano circondarlo. Questo aspetto rilevante che ci trasmette una grande lezione di vita crea la giusta empatia con il lettore, ragion per cui ci si affeziona facilmente e ancora oggi non sarà un caso che Rocco Schiavone è uno dei personaggi più riusciti della narrativa di genere noir.
Non posso che dire ancora una volta grazie, Antonio Manzini!


