Nessuno su questa terra
Quando scopre di essere malato, l’ispettore Julián torna nel suo villaggio in Galizia dopo trent’anni di assenza per ritrovare gli amici d’infanzia, ragazzi selvaggi guidati dal motto “noi contro tutti”. È stato appena sospeso dal servizio in polizia per aver aggredito brutalmente un illustre uomo d’affari, un’azione su cui non ha voluto dare alcuna spiegazione. Ma il ritrovarsi tra vecchi amici non ottiene i risultati sperati e il ritorno a Barcellona di Julián inizia a coincidere con una serie di morti nelle quali, in un modo o nell’altro, lui sembra implicato. Quando persino la fedele amica e collega poliziotta Virginia inizia a dubitare di lui, l’uomo si ritrova in una sorta di terra di nessuno, e il lettore resta solo di fronte a interrogativi fatali: Julián è davvero l’irreprensibile poliziotto che tutti credono? E chi è il killer che semina cadaveri al suo passaggio? Un noir intenso che si muove su più livelli, narrato anche dal punto di vista dell’assassino, sorretto da una lingua elegante e da uno sguardo coraggioso sulle vertigini dell’animo umano.
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Un nuovo arrivo dalla penisola iberica. Un ex dipendente della polizia che si cimenta con la scrittura, con un noir. Un ispettore di polizia che deve fare i conti con i giorni contati dovuti ad una malattia e con il passato, un passato che si ripresenta in modo inquietante. Vecchie storie seppellite ma non dimenticate, che devono restare nel silenzio, passato nel quale Julian cerca delle risposte. Un ispettore anomalo, fuori dalle regole, a tal punto che considera la libertà provvisoria un palliativo in attesa della sentenza definitiva, come le medicine e/o la chemioterapia contro il cancro, differimenti e proroghe. Un ispettore esemplare che improvvisamente compie un’aggressione senza apparente motivo, che si ritiene un morto che cammina. L’affianca in queste pagine, l’ispettrice Virginia, affettivamente coinvolta e psicologicamente colpita. Un’ispettrice amante del sacco da boxe per sudare, per stancarsi e non pensare, che non prende in considerazione il poter essere sconfitta o umiliata. Ma Julian ha anche contro di sé il commissario Heredia, un amante di criminalistica e di legislazione internazionale, attento al dettaglio ritenuto insignificante che invece può svelare un grande mistero. Misteri come gli omicidi che si susseguono, un indagine non solo su di essi ma soprattutto sui lati oscuri dell’animo umano. Tra i personaggi che incontriamo c’è una certa Charo, prostituta di mestiere. Charo un nome che ci richiama il noto Manuel Vasquez Montalban e Pepe Carvaho, prostituta in entrambi i casi. Victor del Arbol ambienta quanto scrive in Galizia, nella periferia costellata di baracche, con l’eroina che la fa da padrona ed in Messico, nel Messico dei narcos, dei bambini di strada, dei bambini teppisti e bambine prostitute che quando va bene spariscono se non reclutate da loschi traffici, con lo Stato che è il più grande di tutti i cartelli, il Messico uno stato fallito. Quindi Messico e Spagna, quest’ultima divenuta la lavatrice di soldi sporchi, nella quale anche la villeggiatura è bene sul quale fare profitto. E’ l’epilogo che suscita l’interesse nascosto, un finale inaspettato che può essere riassunto nella filosofia di fondo di questo noir: vivere il presente, mettersi in pace con il proprio passato.

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