William Bavone, al suo esordio, ci accompagna tra le strade e i palazzi di una Bologna perfettamente riconoscibile anche grazie ad una scrittura dettagliata e precisa. Qui un misterioso assassino uccide con crudeltà e freddezza.
La vittima è un giudice, Filippo Stefanini, personaggio influente e con amicizie altolocate.
Il caso si presenta di difficile lettura sia per il ruolo ricoperto da Stefanini, sia perché il killer apparentemente non ha lasciato tracce di sé.
Le indagini vengono affidate all’ispettore Nino De Luca, pugliese, trasferitosi in Emilia per lavoro ma soprattutto per lasciarsi alle spalle uno scomodo passato di cui l’autore ci regala alcuni frammenti. Con sé ha la nipote Giulia, studentessa universitaria che dà allo zio non pochi problemi.
Mentre zio e nipote cercano di trovare un equilibrio che consenta loro una pacifica convivenza, un nuovo omicidio toglie il sonno ai bolognesi: la vittima questa volta è un ex poliziotto.
I due delitti, apparentemente molto distanti tra loro, hanno in realtà un legame stretto e un passato in comune che sembra essere tornato a reclamare la sua vendetta.
De Luca dovrà mettere tutto se stesso per risolvere l’enigma e fermare una scia di sangue che colora di rosso scarlatto Bologna privando di quella tranquillità cui erano abituati i suoi cittadini.
William Bavone, al suo esordio nella narrativa noir, regala ai lettori un giallo vecchia maniera che non consente di essere abbandonato fino all’ultima pagina.
Il morso del varano conquista, avvolge mente e sensi, inquieta e a tratti spaventa ma soprattutto sorprende con un finale ben costruito, per nulla scontato.
Al termine della lettura resta il desiderio di ritrovare al più presto in un nuovo racconto De Luca con i suoi difetti, le sue paure, le sue imperfezioni e con lui i personaggi che lo affiancano, giovani, simpatici, autentici.
Buona lettura.