Guido Lombardi è autore e regista del ladro di giorni, un viaggio on the road che inizia in Friuli e finisce in Puglia. Sono due i protagonisti di questa storia che si tramuta in un viaggio, Vincenzo e suo figlio Salvo.
Dopo la morte della mamma, Salvo è cresciuto dagli zii e trascorre il tempo attraverso studi e giochi con suo cugino Emidio . Dopo ben sette anni Vincenzo esce di prigione e si presenta improvvisamente a suo figlio Salvo che lo vuole portare con lui a Bari per quattro giorni, trascinandolo in una missione alquanto pericolosa.
Mossa audace e avventata quella di Vincenzo, un uomo pieno di tatuaggi e con una macchina quasi ridotta ad un rottame che ha scontato anni in prigione, come può conquistare la fiducia di un figlio che si è visto privato della figura di suo padre?
In classe davanti ai suoi amici Salvo si vergogna delle vicissitudini del padre, dei suoi trascorsi in galera e come può spiegare un bambino di avere un padre che ha commesso dei reati?
E come si potrà ricucire un rapporto che non è mai esistito? Bisognerà farlo in soli quattro giorni durata di un viaggio che lo porterà nella città di Bari per provare qualcosa di veramente difficile, ritrovare il tempo perduto per provare a parlarsi e conoscersi e soprattutto confrontarsi.
Abitudini e modo di relazionarsi da parte di Vincenzo che non hanno un impatto favorevole nei confronti di Salvo, a cui deve delle spiegazioni sul perché è stato arrestato lasciando soli lui e la mamma, ora suo padre ha un conto in sospeso e porta suo figlio con se.
Quella che può essere una sorpresa può diventare qualcosa di sconvolgente soprattutto quando il ritorno di suo padre è qualcosa di immediato, quasi brutale manca di tatto e dolcezza, perché si ha a che fare con un bambino per giunta suo figlio, ma c’è anche una necessità impellente di riconquistare quella fiducia che sembra irraggiungibile e insperabile.
Ma il dubbio amletico sta proprio nel rapporto che conviene a Vincenzo perché il bambino può tornargli utile per portare a termine i suoi loschi affari, senza dover fare uso di armi perché proprio il bambino può essere un’arma a suo favore e proprio quella frase detta al figlio “ Sei meglio di una pistola” che significato può avere ? Salvo lo difende dai nemici che possono essere percaso i poliziotti?
Un romanzo dai mille interrogativi e tanti nodi da sciogliere compreso il rapporto spigoloso tra padre e un figlio come Salvo che non accetta l’abbandono e mostra tutta la sua ostilità nei confronti del padre.
Ma come tutti ben sappiamo un genitore, anche se nella sua vita ha commesso degli errori gravi non può mai volere il male del figlio anche se involontariamente può causarglielo, pertanto Vincenzo in maniera rude e al tempo stesso maldestra cerca di riavvicinare a se suo figlio. Ci riuscirà mai?
Oppure vuole vendicarsi di colui il quale ha rubato sei anni di vita proprio con suo figlio, se pensiamo che Vincenzo quando fu portato via dai poliziotti , il piccolo Salvo aveva solo 5 anni per ritrovarsi a 11 che è un’età dove è lecito farsi mille interrogativi? Ma quelle risposte arriveranno mai?
Un romanzo dalla narrazione fluida che porta il lettore a delle amare riflessioni, parteggia chiaramente per il piccolo Salvo e attende con lui quelle frasi mai dette, risposte necessarie che vanno a colmare un vuoto durato troppo tempo.
Salvo rivuole suo padre e vivere quei momenti che tutti i bambini hanno il diritto di trascorrere con il suo genitore, soprattutto se è già orfano di madre, in lui ci sono troppe mancanze affettive che necessitano di un disperato bisogno di amore.
Riusciranno a riscoprirsi e ritrovarsi, saranno capaci di amarsi fra di loro? Lo potremo sapere leggendo le pagine di questo meraviglioso romanzo di carattere formativo che anche se si avvale di un linguaggio immediato trabocca di umanità e di profonde riflessioni.
Lombardi è riuscito a coinvolgerci e al tempo stesso sconvolgerci e farci emozionare, un romanzo necessario, uno sguardo innocente e smarrito di un bambino che ha solo un desiderio essere amato.
Buona lettura!