Prima di iniziare credo sia importante che sia chiara una cosa: Rizzoli nella sua collana Novelle nere propone romanzi brevi che si ispirano, liberamente, a casi di cronaca irrisolti. Quindi non paragonate “Il figlio del mago” di Sandrone Dazieri a quanto da lui scritto fino ad ora, non cercate nelle pagine di questo libro il Gorilla, nemmeno Dante e Colomba della trilogia del padre.
Detto questo, Sandrone Dazieri sa scrivere ed è credibile anche con la voce di un 15enne. La vicenda è scritta in prima persona, siamo nel 1993, Antonio ha ottenuto la licenza media, con fatica, come ci svela. Lo aspetta un lavoro da manovale, perché di studiare non ha voglia, così dice la mamma. Lui sa di non essersi impegnato a scuola ma non gli va di essere l’unico della sua classe che non studierà. È figlio di genitori divorziati, il padre, Enzo, Marcelo come nome d’arte, fa giochi di prestigio al luna park. La madre, lavora come callista. Padre e figlio si vedono solo quando il luna park è nelle vicinanze del paese e un mese d’estate.
La tragica morte del padre fa crescere Antonio tutto di un colpo, non è convinto della casualità della morte, ma non vuole condividere i suoi dubbi con la madre e tantomeno con il maresciallo dei carabinieri che pure prova a mostrarsi amichevole. Ma i bedi, non possono essere amici, queste sono regole imparate dai giostrai e Antonio le ricorda.
Indaga Antonio, e quello che scopre non gli piace, lo porta vicino a quello che era il mondo del Mostro di Firenze, non molla, legge, si informa, parla con le persone che conoscevano suo padre. Una grande mano gliela dà Ornella, una ex compagna di scuola, con la quale scopre il sesso, anche se lei è già impegnata. Si metterà più volte nei guai Antonio non rendendosi subito conto di quanto sta scoperchiando. Perché suo padre è morto? Perché Cristiano, vecchio amico del padre, sta cercando una scatola? Suo padre aveva avuto un qualche ruolo nella vicenda del mostro? Tanti sono gli interrogativi che spingono Antonio ad andare avanti, facendosi aiutare, nelle situazioni più complicate dagli amici/parenti del luna park.
Si legge tutto d’un fiato questa novella, perché la storia di Antonio è soprattutto una storia di formazione, un ragazzino di 15 anni con la vita davanti, in un attimo, diventa grande e vuole scoprire la verità, non crede alla morte accidentale del padre. Mentre indaga, scopre anche i turbamenti amorosi, vede la madre cambiare. Come scrive l’autore nella nota finale: “Ornella, Mina, Cristiano, Antonio, Benny e tutti gli altri non esistono, ma questa storia non è basata interamente sulla fantasia, perché ispirata da alcuni di quelli che qualcuno ha definito i “morti collaterali” del Mostro di Firenze.”
Da leggere per la storia che racconta e per come la racconta.