Recensione a cura di Manuela Baldi
Enrico Pandiani, lasciate da parte le vicende degli sbirri del commissario Mordenti, Les Italiens, ci regala un noir ambientato a Torino. Più precisamente questo romanzo è ambientato in un quartiere, Barriera di Milano, chiamato semplicemente Barriera. “Lontano da casa” è un titolo evocativo, ci racconta di migranti, di periferia, ha una forte componente sociale. Ci racconta di convivenza difficile, di volontariato, di razzismo, di solitudine, di quanto la conoscenza di una lingua diventi strumento di inserimento nella società. Siamo messi di fronte al racconto della vecchiaia, declinata nella solitudine di una casa di riposo, con figli lontani, presi dalla loro vita. Ci racconta di miseria morale e povertà materiale, della società contemporanea, della precarietà non solo del lavoro ma della vita, ci racconta di multi etnicità. Leggiamo di accudimento, di amicizia, del valore del dare senza secondi fini. Ci racconta della nostra società, di violenza, di sopraffazione, di dolore, di pregiudizi. Ci racconta, orrore nell’orrore, di persone trattate come animali da cacciare, solo per il gusto di farlo, per sconfiggere la noia. Ci racconta di donne che non si abbattono, che fanno, che si spendono per gli altri, che non guardano dall’altra parte.
È struggente e violento “Lontano da casa”.
Pandiani ha capacità di lettura delle situazioni nelle nostre città, dove molto in tema di migranti, è fatto dalle persone di buona volontà che non vedono nello straniero un problema, ma una persona da sostenere nella sua quotidianità a cui va data una possibilità. C’è il giallo classico, con indagini e soluzione del crimine, ma la parte più interessante, a mio avviso, è quella propriamente noir, il racconto di ciò che sono oggi le nostre città, il racconto di persone che decidono da che parte stare, quelli che pur rendendosi conto dei problemi fanno ciò che ritengono umano e giusto. Ci sono anche altri, quelli che vedono i migranti solo come portatori di problemi, causa di tutto il degrado e in qualche modo privilegiati rispetto agli italiani, ci sono quelli che utilizzano il loro potere per soverchiare i più deboli, per non parlare di quelli che invece vedono gli immigrati come bassa manovalanza per i propri loschi affari.
Ottima prova di Enrico Pandiani, libro dalla forte vena sociale, profondo e crudo. Ci sarebbe materiale per far diventare Jasmina Nazeri e il suo variopinto gruppo di amici, protagonisti di altri libri.
Nell’ultima pagina del libro c’è questo pensiero della protagonista, Jasmina, che mi ha colpito molto: “Non si ha mai la capacità di capire quanto in basso possano arrivare i propri simili. Invece di tendere una mano, è sempre contro qualcuno che ci si avventa, si urla, che si costruiscono muri e si fanno alleanze. Il nemico è come un faro, in assenza del quale gli esseri umani perdono l’orientamento, la capacità di pensare e addirittura l’idea stessa della propria identità”.
Consigliato a chi apprezza la scrittura asciutta, a chi non disdegna le tematiche sociali, a chi ha voglia di conoscere due donne, dalle idee contrapposte, fiere, determinate e altrettanto fragili.