Trama
«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre». Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale. Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia. Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto. Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In “Dodici rose a Settembre” compaiono per la prima volta in un romanzo. Sono maschere farsesche sullo sfondo chiassoso di una città amara e stanca di tragedie. Un mondo di fatica del vivere che de Giovanni riesce a far immaginare, oltre all’intreccio delle storie, già solo con il linguaggio parlato dai vari personaggi di ogni strato sociale: ironico, idiomatico, paradossale, immaginoso.
Recensione a cura di Achille Maccapani
A pochissimi mesi di distanza dalla chiusura, dolorosa e intensa, del ciclo seriale dei dodici romanzi dedicati al commissario Ricciardi, la fine dell’estate 2019 si contraddistingue per l’inizio di un altro filone di romanzi ad opera di Maurizio de Giovanni, stavolta ambientati in una Napoli contemporanea. Che l’assistente sociale Gelsomina (detta “Mina”) Settembre potesse trovare la possibilità di uno sviluppo ad ampio respiro, dopo i primi due racconti pubblicati in altrettante antologie edite da Sellerio, questo era evidente. Ma la lettura del primo romanzo della nuova serie rappresenta una felice sorpresa. Perché qui il talento e la straordinaria capacità di alto artigianato dell’autore esplodono in un vero e proprio festival di fuochi d’artificio diurni e notturni.
Non solo i personaggi principali e quelli secondari sono infatti tratteggiati con maestria, ma soprattutto l’intera struttura narrativa si sviluppa con una naturalezza e un senso del coinvolgimento che attraggono il lettore in modo totalizzante. E il dato positivo di questo romanzo è proprio l’ambientazione contemporanea: una Napoli viva, spumeggiante, piena di luci e ombre, alti e bassi, dove si trovano gli squarci della vita popolare dei Quartieri Spagnoli, le descrizioni vivide delle donne partenopee chic che sanno dividersi tra la palestra e le apericene di qualità, come pure delle “vrenzole” e delle “vajasse” che ne combinano di tutti i colori.
Ci si accorge subito che non abbiamo a che fare con la Napoli cupa che contraddistingue le pagine del parallelo ciclo dell’ex agente segreto Sara Morozzi, perché l’intero mondo variopinto di Mina Settembre, della sua madre rompipalle, dell’ex marito e del medico spasimante e figone al punto giusto che lavora nello stesso consultorio ai Quartieri Spagnoli si sviluppa davanti ai nostri occhi con una naturalezza, un gusto comunicativo, e soprattutto con un senso del divertimento che non capita spesso di vivere in diretta, nel corso della lettura. Anzi, senza spoilerare la trama (non ne vale la pena, questo romanzo va assolutamente letto e goduto dalla prima all’ultima pagina!), non posso che limitarmi a dirvi che mi sono divertito come un pazzo, nel corso della lettura sotto l’ombrellone, negli ultimi giorni di estate, senza accorgermi in più di un momento che stavo ridendo a tutto spiano, tanta era la goduria che mi trasmettevano le varie scene di questo romanzo.
La grandezza di uno scrittore, nel corso degli anni, si giudica infatti attraverso la capacità di mettersi in gioco, di non fermarsi mai, di alzare l’asticella, e di misurarsi con nuove sfide. E questo nuovo progetto narrativo, dedicato alle avventure di Mina Settembre, promette di garantirci nei prossimi anni parecchie e gradite sorprese, soprattutto perché, attraverso le indagini svolte in modo diretto o indiretto da questa quarantenne assistente sociale coinvolgente e intraprendente, possiamo apprezzare quell’incredibile e inesauribile palcoscenico di vita vissuta che è Napoli con la sua gente, in perenne movimento evolutivo, con tutto il suo passato, presente e futuro.
Un ultimo aspetto rilevante: il romanzo si conclude con una dedica commovente ad Andrea Camilleri, da poco scomparso, che in realtà va ad estendersi al ruolo significativo sviluppato dalla produzione narrativa dello scrittore e regista di Porto Empedocle, come pure della collana “La memoria” della casa editrice Sellerio. È questa una dedica da leggere, da assaporare, parola per parola, e che ci fa capire come questi piccoli libri blu abbiano fatto scoprire nel corso degli ultimi decenni il gusto della lettura per una fascia di pubblico che non si era mai accostata ai libri, e che proprio attraverso le storie di Montalbano si sono trovate coinvolte alla scoperta di tanti mondi, tante realtà, tanti vissuti. Come quelle di Mina Settembre e della sua Napoli multicolorata, che sicuramente ci faranno scoprire nel corso dei prossimi episodi di questo affascinante e divertente ciclo nuove intense e simpatiche avventure.
Dettagli prodotto
- Copertina flessibile: 271 pagine
- Editore: Sellerio Editore Palermo (29 agosto 2019)
- Collana: La memoria
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 883893830X
- ISBN-13: 978-8838938306