Se c’è una cosa che un grande scrittore sa fare è quella di prendere il lettore per mano e portarlo nel mondo della storia, si esso reale o fantastico. Scerbanenco era un maestro e senza dilungarsi in inutili perifrasi, descrive una Milano che non esiste più (per chi la vive oggi) . Non a caso i milanesi lavorano tanto durante la settimana e ammazzano al Sabato!
Ultimo romanzo della quadrilogia (in ordine cronologico “Venere privata”, “Traditori di tutti” e “I ragazzi del massacro”) che si ferma nel 1969 con la morte di Scerbanenco, vede ancora una volta come protagonista Duca Lamberti, un medico radiato dall’albo, con l’obiettivo di scoprire chi sia l’autore di un crimine feroce.
Nonostante sia un libro di quasi 50 anni, le tematiche affrontate sono più che di attualità nei giorni d’oggi. I personaggi di Scerbanenco sono esseri umani a tre dimensioni, guidati dai sentimenti e da i loro istinti. Si affrontano questioni importanti come il valore della giustizia ad esempio ma senza che l’Autore prenda posizione, lasciando il lettore libero di giudicare. Un noir amaro come solo la vita puà essere, un vortice di emozioni in cui la linea che separa la vittima dial carnefice tende ad assottigliarsi pagina dopo pagina, lasciando il lettore immerso nei suoi dubbi.
Se siete amanti del genere, non lasciatevelo scappare ma al contempo non vi innamorate troppo perché questo è l’ultimo cioccolatino di quella marca che amate e che adesso (ahimè) non esiste più.