Un thriller agghiacciante in cui Lanzetta ci conduce mettendo in evidenza un tema così delicato: la psiche umana. Non esiste nulla di più complesso del cervello umano, delle sue devianze e delle sue zone d’ombra. La storia percorre una realtà soprannaturale che trascina il lettore in un vortice di puro terrore in quanto uno dei protagonisti principali possiede una dote particolarmente dolente e forse la peggiore delle torture: la visione dei defunti. Uomini o donne che richiedono l’aiuto di Matteo, un ragazzino rinchiuso in manicomio a causa di un terribile crimine omicida commesso quando era solo un bambino. Il ragazzo esprime la propria stramba empatia attraverso il disegno ritraendo la ragazza morta su cui la procura di Salerno sta indagando. Lidia Basso nota psicologa forense indaga sul caso stringendo con Matteo un rapporto basato sulla fiducia reciproca. Ed è proprio qui che entra in gioco la vera natura di entrambi i protagonisti che si ritroveranno a confrontarsi con il passato che li ha maledettamente segnati; un trascorso che li perseguita e li rende simili in un destino inaspettato.
L’apparenza inganna e la vera follia si nasconde sotto mentite spoglie. Questi aspetti sono determinanti nella storia e l’autore ancora una volta è riuscito a sorprendermi. Un romanzo con dei forti richiami al genere horror, vorrei citarne uno dei maestri come Edgar Allan Poe, del quale ancora oggi molti autori prendono spunto per le loro opere.