Quando appresi che il libro “Così in terra” di Patrick Fogli era tra quelli proposti per il premio Strega non me ne meravigliai perché è un romanzo che mi ha coinvolto a più livelli durante la sua lettura, tanto che, quando ero verso la fine, non ho accelerato per finirlo al più presto, come faccio spesso mentre guardo la pila sul comodino con la curiosità di sapere cosa mi aspetta nel prossimo libro.
Avevo già letto diversi scritti dell’Autore e così, quando seppi della presentazione di questo libro, andai a colpo pressoché sicuro e, infatti, ne uscii con la mia copia tra le mani impaziente di cominciare a immergermi nella storia, ma non mi aspettavo per nulla quello che vi trovai durante la lettura.
Il protagonista, Daniel, scopre man mano che cresce di avere dei poteri sovraumani; per colpa di questi e, forse, anche per le circostanze relative alla sua nascita e ai suoi anni di vita al convento, vivrà mentendo non solo al mondo (che lo acclama per i suoi spettacoli di quella che sembra magia…) ma anche – anzi soprattutto! – a sé stesso e si ritroverà pressoché solo, per quella che potrebbe apparire come una scelta propria.
Già, le scelte. Saranno proprio queste a portare Daniel alla ricerca della sua identità. E ci si potrebbe chiedere: ma un essere dotato di enormi poteri, al pari di Superman o di un dio, che problemi di questo genere può avere? Ebbene, procedendo con la lettura ci rendiamo conto che questa è un’esigenza di ogni essere vivente, umano o sovraumano che sia. Infatti, non ha alcuna importanza se quest’ultimo sia capace di fare tutto: ci sono delle responsabilità da prendersi verso gli altri ma anche nei propri confronti (“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” per citare una più che famosa frase dei comics Marvel) e Daniel dovrà farlo se vorrà conoscere davvero chi sia, anche se il suo non sarà un viaggio facile.
Patrick Fogli sfrutta l’immaginario comune dei fumetti per introdurre una persona con capacità simili a quelle dei supereroi e per evidenziare quanto abbiamo tutti in comune nell’animo: infatti, mentre accompagniamo Daniel nel dipanarsi della sua vicenda, ci accorgiamo di porre domande simili anche a noi stessi.
Penso che chiunque legga questo libro troverà passaggi che gli resteranno dentro, indipendentemente dagli inevitabili momenti di commozione.
La scrittura dell’Autore è attenta, lineare e pulita, e coinvolge a tal punto da accorgersi di quanto porti a pensare e a riflettere solo dopo aver chiuso il libro.
Libro che consiglio a chiunque ami porsi delle domande su di sé e sul mondo che ci circonda.
Ah, non importa se siate o meno amanti dei fumetti (ma se lo siete è ancora più coinvolgente).
Se poi siete amici dei gatti…
Il libro, infatti, è dedicato a Otto, il gatto scomparso dell’Autore.