Recensione a cura di Dario Brunetti
Non tutti nella capitale
sbocciano i fiori del male
qualche assassino senza pretese
abbiamo anche noi in paese…
Cantava così Fabrizio De André in Delitto di paese, traduzione del brano L’assasinat, scritto dal suo maestro George Brassens nel 1962.
Con questa piccola e significativa strofa, vorrei introdurre il breve romanzo di Marzia Musneci dal titolo Bosco sacro uscito per la casa editrice Sette chiavi.
Nemi è un piccolo paese di pochi abitanti, si colloca al centro dei Colli Albani ed è noto per la coltivazione delle fragole di bosco.
Ma in questo luogo si sono consumati orrendi delitti che trovano il loro filo conduttore con un altro mistero irrisolto avvenuto nel 1945 alle pendici dei Castelli Romani. Un enigma alquanto intricato che deve essere risolto al più presto.
A unire le forze, saranno Camilla Sbragia, una commissaria in fuga dalla capitale e alla ricerca disperata della tranquillità e di un equilibrio interiore che vacilla a causa di forti emicranie dovute dallo stress emotivo e l’ispettrice Gigia Falanga, una poliziotta molto affascinante ma al tempo stesso scontrosa per via di un carattere non facile. Seppur differenti nel loro modo di agire, dovranno trovare l’intesa cercando di fare gioco di squadra per arrivare alla risoluzione dell’indagine.
Un giallo servito attraverso una fiaba nera, in cui il bosco diventa il luogo dove si focalizzano riti ancestrali dove il rosso delle fragole si trasforma in color rosso sangue.
Nell’antichità le fragoline del bosco nacquero dalle lacrime di Venere versate a causa della morte di Adone, ucciso per gelosia da Ares che gli scatenò contro un cinghiale.
In un secondo momento le lacrime si trasformeranno in un cuore rosso, simbolo dell’amore e del romanticismo. Ma in una storia nera dai contorni torbidi, questi due elementi possono essere soffocati dalla crudeltà o da quel rimorso pronto a trasformarsi in vendetta.
Sono proprio quei fiori del male della citazione baudelairiana a cui la coppia Brassens/De André fa rifermento che evocano la bellezza che l’arte sa rappresentare proprio come i fiori di Nemi e il degrado di una società volgare ormai alla deriva che semina solo violenza e odio. Una chiave di lettura interessante e un parallelismo che ho trovato in questa storia nera accomunandola col testo della canzone.
In Bosco sacro, Marzia Musneci con grande abilità narrativa e attraverso una prosa fluida, racchiude questi elementi offrendoci un piccolo giallo di qualità dove i tasselli troveranno il loro incastro.
Un’altra gustosa gemma letteraria da servire agli amanti del genere,
Recensione a cura di Dario Brunetti
Non tutti nella capitale
sbocciano i fiori del male
qualche assassino senza pretese
abbiamo anche noi in paese…
Cantava così Fabrizio De André in Delitto di paese, traduzione del brano L’assasinat, scritto dal suo maestro George Brassens nel 1962.
Con questa piccola e significativa strofa, vorrei introdurre il breve romanzo di Marzia Musneci dal titolo Bosco sacro uscito per la casa editrice Sette chiavi.
Nemi è un piccolo paese di pochi abitanti, si colloca al centro dei Colli Albani ed è noto per la coltivazione delle fragole di bosco.
Ma in questo luogo si sono consumati orrendi delitti che trovano il loro filo conduttore con un altro mistero irrisolto avvenuto nel 1945 alle pendici dei Castelli Romani. Un enigma alquanto intricato che deve essere risolto al più presto.
A unire le forze, saranno Camilla Sbragia, una commissaria in fuga dalla capitale e alla ricerca disperata della tranquillità e di un equilibrio interiore che vacilla a causa di forti emicranie dovute dallo stress emotivo e l’ispettrice Gigia Falanga, una poliziotta molto affascinante ma al tempo stesso scontrosa per via di un carattere non facile. Seppur differenti nel loro modo di agire, dovranno trovare l’intesa cercando di fare gioco di squadra per arrivare alla risoluzione dell’indagine.
Un giallo servito attraverso una fiaba nera, in cui il bosco diventa il luogo dove si focalizzano riti ancestrali dove il rosso delle fragole si trasforma in color rosso sangue.
Nell’antichità le fragoline del bosco nacquero dalle lacrime di Venere versate a causa della morte di Adone, ucciso per gelosia da Ares che gli scatenò contro un cinghiale.
In un secondo momento le lacrime si trasformeranno in un cuore rosso, simbolo dell’amore e del romanticismo. Ma in una storia nera dai contorni torbidi, questi due elementi possono essere soffocati dalla crudeltà o da quel rimorso pronto a trasformarsi in vendetta.
Sono proprio quei fiori del male della citazione baudelairiana a cui la coppia Brassens/De André fa rifermento che evocano la bellezza che l’arte sa rappresentare proprio come i fiori di Nemi e il degrado di una società volgare ormai alla deriva che semina solo violenza e odio. Una chiave di lettura interessante e un parallelismo che ho trovato in questa storia nera accomunandola col testo della canzone.
In Bosco sacro, Marzia Musneci con grande abilità narrativa e attraverso una prosa fluida, racchiude questi elementi offrendoci un piccolo giallo di qualità dove i tasselli troveranno il loro incastro.
Un’altra gustosa gemma letteraria da servire agli amanti del genere nell’attesa chissà di ritrovare le due giovani protagoniste.
Mai dire mai!