Prima o poi, arriva nella vita di tutti il momento di tirare le somme e di chiedersi se le aspettative, gli sforzi fino a quel punto, nell’ottica di ottenere una posizione di cui non se ne conosce nemmeno l’esatta dimensione, siano stati ripagati. Se la risposta è negativa, ci si interroga se effettivamente si ambiva a tale posizione o non ci si trovi in quella situazione perchè, vuoi o non vuoi, un figlio è pur sempre parte del vissuto di un genitore. Nella progenie si investe tempo e denaro, ma si va anche oltre tentando di migliorare, come se la vita di un padre non fosse stata all’altezza di quella che potrebbe essere la vita del figlio. Salvo poi, trovarsi a fare un lavoro edificante per la società che ci circonda, sognando la vita dei propri genitori.
Sto forse parlando del romanzo di Gabriele Santoni? Non proprio o meglio non solo, forse in parte. Non so se alcune delle idee espresse nel paragrafo precedente abbiano attraversato anche la mente dell’Autore. Il risultato di quello che ho vissutoo io leggendo il suo romanzo è quello che ho scritto.
Si potrebbero affrontare anche altri temi trattati come la politica, gli ideali che ci girano intorno, la società con la sua struttura organica, gli incontri che si fanno nella vita, l’analisi della vita degli altri….
C’è tanta roba di cui parlare in questo romanzo e questo è un bene. Ci sono pagine che descrivono il nostro vissuto in maniera dettagliata e coincisa, così come ce ne sono altre in cui troviamo le nostre idee oppure quelle opposte, secondo il punto di vista. C’è una storia, la madre ti tante piccole storie che vivono per tornare alle origini. Nell’ultima pagina c’è una lista di persone da colpevolizzare, in quanto hanno accompagnato, consigliato e spinto l’Autore ad andare avanti nel suo lavoro.
Mi permetto, con molta umiltà, di aggiungere il mio nome virtuale a quella lista con il seguente mandato di accusa: tentativo di divulgazione.
Votazione : 4/5