Oggi Presentiamo...

Oggi parliamo con… Massimo Cassani (a cura di Anna Toffan)

Dove ci possiamo incontrare?

“In un’enoteca, dai. Di solito nelle enoteche non c’è musica o è bassa e si può parlare con calma”.

 

Cominciamo col bere qualche cosa, alcolico o non alcolico?

“Un bicchiere di vino, grazie. Rosso. Negli ultimi anni preferisco gli altoatesini.  Un St. Magdalener o, ancora meglio, un Lagrein”.

 

Raccontati ai lettori? Chi sei e perché scrivi?

“Sono nato in provincia di Varese, a Cittlgio, vivo a Milano da quasi trent’anni ormai, e faccio il giornalista. Dire perché si decide di scrivere, in particolare scrivere romanzi, è sempre difficile. E’ una miscela in cui non si distinguono mai i confini fra la passione, il desiderio di raccontare e raccontarsi, narcisismo, divertimento…”.

Nel tuo libro ” Zona Franca” ho particolarmente apprezzato il protagonista, il commissario Micuzzi. Ma come nasce il commissario?

“Nasce da un progetto di plot solo per metà mio e per l’altra metà di un battitore d’asta, di cui non conoscevo il nome. A questo progetto avrei dovuto prestare la penna, ma non la firma. Dovevo fare il ghost writer insomma. Nella storia introdussi un personaggio minore, marginale, al quale però cercai di dare un nome non comune. Da alcune ricerche sul web pare, in Italia, si chiamino Micuzzi solo una quindicina di persone. Poi del progetto non si fece nulla, ma la metà del plot, personaggio compreso, rimase a me. Da questo nucleo originario nacque il primo romanzo, Sottotraccia, pubblicato da Sironi nel 2008 e successivamente ripubblicato da TEA. Poi seguirono Pioggia battente, Zona franca, appunto,e Soltanto silenzio”.

 

Quanto di reale e quanto di inventato c’è nel tuo personaggio?

“Bella domanda…diciamo che è tutto frutto di un’immaginazione ispirata alla realtà”.

Lo incontreremo nuovamente come protagonista dei tuoi libri?

“Sì, in almeno due occasioni: un’antologia da me curata nella quale confluiranno anche racconti di scrittori davvero molto bravi e interessanti, e nel nuovo romanzo – attualmente in preparazione – il quinto episodio della serie”.

 

Raccontaci la genesi dei tuoi romanzi e della loro trama, sono il frutto di un lungo lavoro a tavolino o prendono forma già completi nella tua testa?

“Per quanto riguarda i romanzi con protagonista Micuzzi, dipende, non c’è mai stata fino a ora una regola, anche perché di solito si tratta di storie molto articolate, con più filoni che si intrecciano o corrono paralleli. Per quanto riguarda invece l’ultimo romanzo pubblicato, Mistero sul lago nero – un hard boiled di taglio umoristico – e Un po’ più lontano – un romanzo non di genere che ha come temi il rapporto con il passato e l’agnizione d’identità – lì sapevo già quasi tutto fin dall’inizio della storia, dello sviluppo e del finale”.

 

Quando preferisci scrivere e quanto tempo impieghi per ultimare un romanzo?

“Anche in questo caso dipende. Non amo scrivere di notte, tanto per cominciare, quindi lo faccio di giorno. La tempistica di stesura è variabile. Zona franca si è sviluppato nell’arco di quattro anni circa, mettendoci in mezzo anche altre cose, pubblicate e no; per altri romanzi ho lavorato cinque o sei mesi, tenendo conto che il mestiere che mi dà da vivere è un altro”.
È come lettore come sei? Cosa ti piace leggere?

“Sono un lettore disordinato. Passo da certi classici mai letti ad autori contemporanei”

Altre passioni oltre alla scrittura?

“Fra quelle che si possono dire…il cinema, la Storia contemporanea, soprattutto il periodo dello stragismo e del terrorismo degli anni ‘70, e il ciclismo amatoriale, quest’ultimo piuttosto trascurato da un po’ di tempo a questa parte”

Una frase che avresti voluto scrivere tu?

“L’incipit di Ricordi dal sottosuolo”, di Dostoevskij: Sono un malato…Sono un malvagio. Sono un uomo odioso. Credo di avere male al fegato”

Ed infine, per non rovinare la tradizione di giallo e cucina, devi lasciarci con una ricetta!

“Oddio…io di solito faccio da mangiare, non cucino, è diverso. Però il polpo lo tratto benino. Allora: prendere un polpo, pulirlo, eviscerarlo. In una pentola capiente, avviare un sugo con una base di aglio e abbondante salsa di pomodoro. Immergere il polpo intero e lasciarlo cuocere a fuoco basso, con il coperchio. Per il tempo necessario. Per me, il concetto di necessario significa: finché è cotto. Il sugo è ottimo per condire gli spaghetti. Il polpo fa da secondo. Volendo si possono aggiungere, durante la cottura, anche un paio di patate tagliate a tocchetti piccoli. Ah, dimenticavo: peperoncino QB. Per me il concetto di QB, in questo caso, significa: molto piccante. Essendo nato sulle Prealpi credo che la ricetta sia sufficientemente incoerente”.

Dolce o salato?

“Alla mattina: dolce, diciamo fino alle undici, undici e mezzo, poi salato. Al pomeriggio, diciamo fino alle 19: dolce; dalle 19 e zero uno, salato. Con vino rosso”.
Grazie mille della compagnia e… alla prossima!

“A te!”

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