Intervista di Manuela Baldi
Nelle librerie con il romanzo “La discesa infinita” quinta avventura per Nanni Settembrini, Mondadori ed.
Enrico Camanni, Le do il benvenuto su Giallo e Cucina.
1. MaBal – Le chiedo subito di spiegare a chi ci legge chi è Nanni Settembrini?
EC. Settembrini è guida alpina e soccorritore del Monte Bianco, un lavoro che talvolta lo mette in relazione con dei casi di scomparsa. Alpinisti che sono partiti per la montagna e non hanno fatto ritorno. Per il resto Nanni è un uomo come tutti gli altri, molto contemporaneo, pieno di contraddizioni. Uno che ama le persone, più ancora delle montagne.
2. MaBal – Fra il terzo e il quarto romanzo con protagonista Settembrini ha fatto una lunga pausa, cosa l’ha spinta a ricominciare a scrivere?
EC. Le continue richieste dei lettori, e soprattutto delle lettrici. Si erano affezionate al personaggio e volevano assolutamente che continuasse a vivere attraverso nuove storie. E siccome anche a me non sarebbe dispiaciuto invecchiare con lui, ho ripreso in mano il vecchio Nanni.
3. MaBal – Nanni è un cittadino, nato e cresciuto a Torino, che ha scelto la montagna e ha fatto di una sua passione, la scalata, un lavoro. Oltre che fare la guida alpina è a capo del soccorso alpino, ed è proprio in questa sua veste che indaga. Perché Nanni non si accontenta? Cosa lo spinge a cercare di chiarire i misteri? E’ solo la pietas?
EC. Direi un insieme di pietas, curiosità e testardaggine. E’ troppo umano per dire addio ai suoi dispersi, non riconsegnarli ai loro cari, ed è troppo orgoglioso per arrendersi. Alla fine è un bravo psicologo, perché quando in montagna non c’è più nulla da cercare bisogna entrare nella vita delle persone scomparse, svelarne i segreti, capirle per capire dove siano finite.
4. MaBal – A parte Nanni ci sono alcuni personaggi che ritroviamo in ogni libro, uno di questi è Olivier, l’ex suocero, con il quale Nanni ha un ottimo rapporto, cosa lo affascina di Olivier?
EC. L’onestà intellettuale. E’ un montanaro che dice sempre quello che pensa, anche quando non dice niente ma si limita a offrirgli un caffè o un bicchiere di vino.
5. MaBal – Mi sono piaciute molto le sinestesie che ha usato nel libro e le chiedo quindi come definirebbe lei il rumore del silenzio?
EC. Mi pare di averlo definito come “neve che cade e giace”. Non conosco altra rappresentazione del silenzio più potente di una nevicata invernale, quando il mondo ci cambia sotto gli occhi ma non percepiamo neanche un fruscio. Quello è il suono del silenzio.
6. MaBal – In questo libro lei intreccia due piani narrativi diversi, uno contemporaneo, uno passato. Come si è preparato rispetto al passato?
EC. Ho approfondito alcune ambientazioni d’epoca: il borgo delle lavandaie alla periferia di Torino, il Po del primo Novecento, la Lecco al tempo del fascismo, la Torino del secondo dopoguerra. Mi sono anche aggrappato a due eventi straordinari come la tragedia del grande Torino a Superga e la vittoria di Fausto Coppi a Pinerolo, dopo la cavalcata alpina del giugno 1949.
7. MaBal – Mi spiega meglio il concetto che: “l’infinito esiste ma bisogna sporgersi”?
EC. Noi crediamo di vedere e conoscere tante cose, ma abbiamo uno sguardo piuttosto costretto dalle abitudini e dalle convenzioni. Anche dalle paure. Per vedere davvero bisogna sporgersi, rischiare, provare ad affacciarsi oltre il parapetto della vita.
8 MaBal – In un blog intitolato “Giallo e Cucina” non posso fare a meno di chiedere qual è il rapporto di Nanni con il cibo? E il suo, Enrico?
EC. Direi che Nanni mangia un po’ di tutto e gradisce il buon vino. Ha assaggiato molte cucine: quella meridionale dei suoi genitori, quella del Piemonte in cui è cresciuto e quella montanara, valdostana. Io ultimamente sono tendenzialmente vegetariano, ma a parte la carne assaggio ogni cibo. Mi piace gustare e variare, come in montagna e nella scrittura.
Ringrazio Enrico Camanni per aver risposto alle mie domande.