L’ospite di oggi, Emanuela Ersilia Abbadessa, scrittrice e saggista che non abbisogna di presentazioni, ora in libreria col romanzo intimista “Fiammetta”. (Intervista a cura di Alessandro Noseda).
. Buongiorno e benvenuta nel nostro salotto virtuale.
- Buongiorno a tutti!
. Sei molto conosciuta e amata dai lettori. Racconta loro qualcosa di te che ancora non sanno!
- E’ dura dato che con i social chi mi segue conosce anche le mie passioni e le piccole manie. Ma questa forse non la sanno in molti. Sono golosissima di confetti, potrei mangiarne di qualsiasi tipo e senza sosta. Una volta un’amica me ne regalò un kg. Durarono meno di 24 ore.
. Quando e come è sbocciato l’amore per la scrittura?
- Più o meno ho sempre scritto ma prima dell’approdo alla narrativa scrivevo saggi di musicologia che al massimo avevano quattro lettori.
. Come nascono le tue storie, quanto è mera fantasia e quanto c’è di vero e di tuo?
- Molto o poco di noi c’è sempre quando scriviamo ma le storie preferisco inventarle anche se traggo sempre ispirazione da vicende che conosco. In Capo Scirocco da mio suocero e in Fiammetta da Giselda Fojanesi, moglie del poeta catanese Mario Rapisardi e amante di Giovanni Verga. Come dico spesso, delle nostre vite importa solo a quelli che ci corteggiano e limitatamente ai primi dieci minuti di conversazione. Per il resto le mie storie nascono da suggestioni visive in linea di massima, le immagini, le fotografie soprattutto mi piacciono e mi piace immaginare il prima e il dopo dello scatto.
. Dove scrivi? Hai un posto dove trovi ispirazione o ti concentri meglio? Block notes o p.c.?
- Rigorosamente a casa mia e al mio pc. I notes li uso solo per appuntare una frase o un nome che mi incuriosisce e che forse un giorno userò da qualche parte.
. Prepari una scaletta o ti fai condurre dai protagonisti?
- Scaletta?! Faccio delle linee temporali da malato mentale! Ho una leggerissima tendenza ad essere maniaca del controllo e quindi i miei personaggi non muovono un passo senza che io lo abbia meditato e previsto. Poveretti. Fortuna che non ho avuto figli.
. Gradisci avere musica di sottofondo mentre scrivi? Quale genere ascolti?
- No, assoluto silenzio. Sai, io con la musica ho sempre lavorato e la musica per me è un linguaggio: riusciresti a scrivere mentre qualcuno ti declama nelle orecchie l’Amleto?
Ascolto poca musica in generale. Mi piacciono i musical, il jazz, la bossanova, il melodramma, i Rolling Stones, Frank Zappa, Janis Joplin, Mozart, Mendelssohn e Brahms. Ma quando i miei studenti di storia della musica mi chiedevano cosa ascoltassi per “divertirmi”, rispondevo che non ascolto la musica per divertirmi perché sono come i ginecologi: lavoro dove gli altri si divertono.
. La tua terra è onnipresente tra le righe. I colori, i profumi, i sapori fanno da leit-motiv alla narrazione. Scelta voluta o sapresti parlare anche di luoghi che non conosci?
- La prima metà di Fiammetta è ambientata a Firenze e sulle colline del Chianti che sono comunque luoghi a me molto cari e che conosco bene. Ma, certo, la Sicilia fa la parte del leone. Credo che si debba scrivere di ciò che si conosce o, almeno, per me funziona così.
. Del rapporto con editore ed editor cosa puoi dirci?
- Ottimi professionisti. Dal primo al secondo romanzo il nostro rapporto è cambiato naturalmente ma a Rizzoli, nelle persone di Michele Rossi e Massimo Turchetta, devo il fatto di aver creduto in me e aver fatto di me una scrittrice (anche se pronunciare questa parola mi provoca una certa soggezione). A Gemma Trevisani, la mia editor, devo la capacità di tirare fuori da me cose talmente riposte che non avrei mai pensato di poterle mettere su carta. Ma sono legata a tutto lo staff della narrativa italiana e, anche se non l’ho mai fatto, lo faccio adesso: devo un grazie enorme a Stefano Izzo e Caterina Campanini e poi a Francesca Cinelli, Luisa Colicchio e a Rosanna Paradiso prima e Federica Fulginiti adesso che si occupano dell’ufficio stampa ed eventi.
. Ami incontrare i lettori e presentare i tuoi libri? Una domanda che non ti hanno mai fatto e che avresti desiderato ti ponessero ed una che non ti è piaciuta per nulla?
- I lettori sono tutto. Sai, quando si scrive e si licenzia un libro, si lascia andare anche una parte di sé e il solo modo per riconquistarla è ritrovarla nel giudizio dei lettori, buono o cattivo che sia. Amo parlare con loro, ricevere email, seguire i consigli, leggere e rispondere ai loro messaggi. E’ un grosso impegno ma non intendo rinunciarci.
La domanda che avrei voluto sentirmi fare riguarda i rapporti di potere nei miei romanzi. Mi sarebbe piaciuto spiegare perché la mia indagine sull’amore riguardi sempre l’equilibrio tra le forze nella coppia. Poi non c’è una domanda che non mi sia davvero piaciuta ma non amo sentirmi chiedere se i miei romanzi sono autobiografici. Come dicevo c’è sempre un po’ di noi quando scriviamo ma non è detto che si trovi nel protagonista della storia o che la storia stessa ricalchi la nostra.
. Tre ragioni per comprare “Fiammetta” ed una per non farlo?
- Bisogna leggere Fiammetta perché: è una bella storia; perché ti porta in un altro spazio e in un altro tempo per poi scoprire che i fatti narrati oggi si svolgerebbero esattamente nel medesimo modo; perché fa anche ridere tanto. Non bisogna leggerlo se non si ama la lingua italiana perché io con le parole mi diverto proprio a giocarci e temo si veda.
. Come lettrice quali libri acquisti, cosa ami leggere? E se devi regalare un libro come lo scegli?
- Leggo molto e quasi di tutto fatta eccezione per il fantasy e per il romance che mi interessa poco. A guidarmi è sempre la curiosità comunque quindi ho letto anche cose molto lontane dai miei gusti. Regalare un libro è molto difficile e lo faccio solo con le persone care, ponderando molto sulla base delle loro passioni. Di solito scelgo bene. O, almeno, così mi dicono. Dovresti chiedere ai librai quanti dei miei amici cambiano i miei regali.
. Uno o più autori che ami particolarmente e perché?
- William Somerset Maugham, perché è cinico e perfido in maniera adorabile. Più o meno per le stesse ragioni, ma con diversi gradienti di cinismo o di perfidia, Muriel Spark ed Evelyn Waugh.
. Progetti letterari in divenire?
- Uno a lunghissimo termine: vorrei poter raccontare un giorno la storia di mia nonna Ersilia. Una donna eccezionale.
. Un consiglio a chi ha il suo romanzo ancora chiuso nel cassetto?
- Leggere, leggere, leggere e leggere. Poi aprire il cassetto e rileggere il proprio romanzo per vedere se vale ancora la pena di pubblicarlo. Se sì, rivolgersi a un buon editor o a una buona agenzia. E, soprattutto, essere umili ma non arrendersi.
. Altre passioni, oltre ai libri?
- Le piante e i fiori. Ho un balconcino minuscolo dove ho addirittura una palma!
. Grazie per la bella chiacchierata. Ora, come tradizione di Giallo e Cucina ti chiediamo di salutarci con una citazione ed una ricetta di cucina che ami!
– Ho sempre amato una battuta di Oscar Wilde tratta dal Marito ideale ma con l’avvento dei social e con l’abuso di citazioni mi vergogno quasi a dirlo. Dunque scelgo una frase fantastica detta da George Foreman a Norman Mailer che, a Kinshasa per il match con Alì, lo fermò nella hall dell’albergo per presentarsi. Senza sapere che il pugile non amava che questo venisse fatto, tese la mano. Foreman rispose: «Mi scuserai se non ti stringo la mano ma, come vedi, le sto tenendo in tasca».
Per la ricetta ne scelgo una della mia infanzia, molto semplice e molto siciliana: il biancomangiare che nonna Ersilia mi preparava tutti i pomeriggi per merenda. Fresco, dolce e con una spruzzata di cacao sopra.