a cura di Stefania Ghelfi Tani
Trama
Un volo di linea appena partito dall’aeroporto LaGuardia, New York, viene colpito da uno stormo di uccelli che provoca un evento rarissimo: l’avaria di entrambi i motori. Il capitano, pilota con un’esperienza di quarant’anni, riesce ad atterrare sul fiume Hudson che costeggia l’isola di Manhattan, portando in salvo tutti i 155 passeggeri a bordo e gli assistenti di volo.
Recensione
Con questo film presentato al Torino Film Festival, il regista Clint Eastwood racconta fatti accaduti nel 2009 a New York.
È la storia di sopravvissuti, di una difficile scelta umana, di un salvataggio che le cronache denominarono Miracolo sull’Hudson.
La regia si sofferma, non tanto sull’evento drammatico in sé, ma piuttosto sull’inchiesta meno nota e sullo stato d’animo e i sentimenti del pilota Chesley “Sully” Sullenberger e del primo ufficiale Jeffrey Skiles.
Il protagonista è interpretato da Tom Hanks che regala un’immagine pacata e potente al tempo stesso. Una recitazione minimale, di sottrazione, che si legge anche nell’espressione seria e mortificata, nel suo essere in stallo, in attesa, convinto ma al contempo pervaso dal dubbio. Ha fatto il suo dovere ma ha paura e convive con un feroce carico emozionale.
Aaron Eckhart, che interpreta il copilota, gli fa da spalla, rimanendo nell’ombra, tiene la parte e ci regala un sorriso nella scena finale.
Ingredienti fondamentali per non soccombere davanti ad un improvviso evento negativo sono la freddezza, necessaria per affrontare una situazione inedita, improvvisa e drammatica, e conseguentemente la consapevolezza di avere fatto ciò che si riteneva giusto in quei pochi secondi concessi.
Il racconto si dipana partendo dal dubbio sull’operato del pilota.
Mente, cuore e tempi umani versus simulazioni e tecnologia.
La famiglia nascosta e lontana vs l’esposizione mediatica presente e prepotente.
Sully è moralmente ineccepibile, senza urla, senza timori apparenti se non quella dei sensi di colpa che potrebbero colpirlo, convinto che la verità sulla realtà del momento vissuto sia la sola e unica che può rendere chiaro il quadro. Costretto dalla coscienza a esigere sempre di più da sé, si mette in discussione pur affidandosi alle proprie certezze.
Non si pone come eroe ma come uomo che grazie ad un lavoro di squadra, e ci tiene a sottolinearlo, è riuscito a portare a casa il suo compito “straordinario”… solo perché assolutamente fuori dall’ordinario e dal prevedibile.
Protagonista è anche il fattore umano al quale Sully si appella con rispetto, educazione, senza imporsi. Sono le scelte umane a fare la differenza, chi decide di ammarare su un fiume e chi decide di indagare un eroe per caso.
Le accuse possono distruggere la carriera e la vita di due persone alla ricerca della giustizia contro colossi che guardano al proprio portafoglio e alla propria immagine.
Clint Eastwood con questa pellicola ci esorta ad una riflessione sulle categorie a rischio, (tutti i lavori che dovrebbero sempre e comunque salvare vite e non sempre ci riescono), che forse dovrebbero essere comprese e verso le quali si dovrebbe avere un moto di empatia.
Perché se le macchine non sono perfette non lo sono nemmeno gli uomini e talvolta gli errori dovrebbero essere perdonati anche a costo della vita, perché l’incriminato sarà il primo a non perdonarsi per il resto della sua esistenza, se è una persona onesta e consapevole di avere fatto il proprio meglio.
Molto attuale la tematica sul fare con scrupolo assoluto il proprio lavoro, quale esso sia; l’etica, la responsabilità e il proprio dovere prima di tutto.
Ottimo il montaggio di Blu Murray che regala splendide sequenze che rappresentano la parte dinamica di un film che, nel raccontarci un fatto realmente accaduto, è anche introspettivo e fonte di riflessione.
Da vedere!