a cura di Stefania Ghelfi Tani
Trama
La sedicenne Anna Lou – brava ragazza dai lunghi capelli rossi appartenente ad una confraternita religiosa molto conservatrice – scompare dal paesino montano di Avechot. A interessarsi del caso è l’ispettore Vogel, che ha una reputazione professionale da salvare e una propensione a fare leva sui mass media. E dato che ad Avechot si sono appena trasferiti un professore di liceo con moglie e figlia, chi meglio di un estraneo alla comunità può candidarsi come principale sospettato?
Recensione
Scritto e diretto da Donato Carrisi, tratto dal suo stesso romanzo omonimo.
Preferisco decisamente il Carrisi scrittore. Non ho personalmente trovato sullo schermo la potenza narrativa della carta, mi sono distratta e confusa. La trama si perde; i dialoghi sono spesso piatti, l’intreccio è debole.
Non ho amato nemmeno l’ambientazione pur trovandola idonea a sottolineare la desolazione del territorio, ma anche degli animi, che pervade tutto il film.
Ho trovato un Toni Servillo/Agente Vogel a tratti esagerato, che rischia di cadere nella caricatura di se stesso. Buone invece le interpretazioni di Alessio Boni/il Professor Martini e di Jean Reno/lo psichiatra Flores.
Tema fondamentale della storia – al di là del caso in se stesso – è l’interferenza mediatica che, incalzata da Vogel, diviene propedeutica all’indagine, la morbosa curiosità dei media che può aiutare ma anche insabbiare le indagini. Al centro dell’attenzione non è la vittima ma trovare un colpevole da dare in pasto al pubblico, e ogni mezzo è lecito.
Il male alberga in ognuno di noi, questo rimane allo spettatore insieme a qualche punto interrogativo e a molta amarezza.