a cura di Alessandro Noseda
Sull’onda di tanto entusiasmo, sono andato a vedere “Finché c’è prosecco c’è speranza”.
Sebbene il giovane regista affermi di aver voluto riportare il giallo al cinema, dopo anni in cui si è dedicato alla televisione, il risultato è piuttosto infelice.
I personaggi non bucano lo schermo e anche temi importanti, come la perdita dei genitori, sono trattati con eccessiva superficialità.
Non ho letto il libro di Fulvio Ervas da cui è tratta la pellicola e non posso fare paragoni tra romanzo e sceneggiatura, ma la storia risulta ordinaria e narrata banalmente.
Il ritmo è lento e la tensione, tipica del genere, inesistente.
Del film salvo solo le interpretazioni di Giuseppe Battiston, Roberto Citran e Teco Celio e la fotografia con gli stupendi panorami delle colline trevigiane.
Un velo pietoso sull’ispettore che afferra un reperto senza guanti e sull’oste che stappa un prosecco prendendolo da uno scaffale, a temperatura ambiente!
Buona visione…