È noto: parecchi tra gli investigatori letterari sono degli inguaribili epicurei.
Vien da pensare che sublimino con la buona tavola quel loro starsene in mezzo a crimini, furti e delinquenza in genere. E forse è proprio così. Prendiamo ad esempio il commissario Maigret, uscito dal genio prolifico di George Simenon, la signora Maigret, cuoca sopraffina, lo delizia spesso con i suoi manicaretti alsaziani. Oppure gli arancini che la “cammarera Adelina” frigge per Montalbano, o ancora Nero Wolfe, chef così raffinato da competere con il suo cuoco in una gara di ricette all’ultima forchetta. Per non parlare di Izzo e della golosa cucina marsigliese che Honorine propina al suo poliziotto Fabio Montale, con somma soddisfazione di quest’ultimo. E che dire della moglie del commissario Kostas Charìtos? I Gemistà della signora Adriana pare siano un’apoteosi!
E… proprio della signora Adriana parleremo oggi.
Pronti? Via!
Eccoci di nuovo immersi in questa avventura tra “sapori e delitti”.
Il commissario Kostas Charìtos, creato dalla penna di Petros Markaris, viene da molti definito il Maigret greco. Infatti la pacatezza nelle indagini, la passione per i piatti che la moglie gli confeziona, l’intelligenza speculativa, contrapposta all’azione (quella dei poliziotti tutto sparatorie e conflitti a fuoco), fanno di questo commissario Ateniese (ma originario dell’Epiro) un interessante soggetto che può ben essere paragonato all’alter-ego parigino, il Maigret di Simenon. Certo qua la “grecitudine” è costantemente presente in tutto il suo splendore: non solo le descrizioni accurate dei percorsi stradali, del traffico caotico della città di Atene, (cinque milioni di abitanti) delle tradizioni radicate in una cultura millenaria (che Markaris ci fa vivere come fossimo in famiglia) ma anche i rapporti interpersonali, le amicizie, le chiacchiere e un’ ironia tutta condita con salsa del sud, calda accogliente e un po’ “caciarona”.

L’ufficio di Kostas alla centrale di polizia, Koula, Dermitzakis, Vassopoulos e gli altri sottoposti, e poi il capo Ghikas che va in pensione, così finalmente può dedicarsi alla pesca (L’università del crimine – La nave di Teseo – Traduzione di Andrea Di Gregorio) il fido amico Lambros Zizis, comunista fino al midollo che questiona con la signora Adriana, la moglie del commissario, la quale non la pensa come lui, salvo poi gustarne i manicaretti e prepararne lui stesso… insomma tutto nei gialli usciti dalla penna di Markaris concorre a farci amare questo personaggio, semplice e geniale al tempo stesso.
E in particolare ne “L’università del crimine” l’indagine serrata ci coinvolgerà non poco, lasciandoci in trepidante attesa del verdetto fino alle ultime pagine. Ma la produzione letteraria di Markaris è notevole e piuttosto prolifica. Ha scritto parecchi romanzi. Vi invito a leggerne un paio, non vi staccherete più.

Il commissario Kostas Charìtos ama e teme la moglie dal carattere “peperino”, donna che non le manda a dire, adora la figlia Caterina (sposata a un medico: Fanis) che, in qualità di avvocato si dedica (disapprovata dalla madre brontolona) a difendere gli ultimi e i bisognosi.
È un uomo normale, uno di noi, come lo era Maigret, non un “Rambo” che gira armato fino ai denti o, come si usa adesso, un tipo bizzarro con caratteristiche strane, studiate per farlo emergere dalle pagine nel tentativo di renderlo unico e irripetibile.
Niente di tutto questo: Kostas Charìtos è un greco dei nostri giorni, uno che sta bene in famiglia, che ha accettato di buon grado il tran tran della vita di coppia, uno che gira con la Seat e ne è orgoglioso (prima amava la sua Mirafiori che però ha dovuto sostituire), uno che ogni tanto questiona con la moglie ma che finisce sempre per fare pace. In pratica potrebbe essere il vicino della porta accanto.
Questo se abitassimo a Pangkrati, quartiere di Atene.
Ecco, se proprio vogliamo trovargli qualche stranezza: alla sera, prima di dormire, studia i lemmi del Dimitrakos, il dizionario di cui è accanito lettore, non si dichiara particolarmente colto, parla male l’inglese e capisce poco di informatica. Tutto qua, niente di trascendentale, però nelle indagini non lo batte nessuno!

Ma veniamo alla cucina della signora Adriana. Chi di noi non è stato in Grecia in vacanza almeno una volta?
Di sicuro ricordiamo i leggendari souvlaki, spiedini di carne o di pesce, poi zaziki, skordalià, gli involtini di riso nella foglia di vite, la moussaka… ecco, la cucina greca casalinga pare non sia così. Infatti Adriana accusa il marito di mangiare souvlaki in sua assenza (Kostas li ama) come una moglie italiana accuserebbe il marito di ingozzarsi di panini al bar. La cucina della signora Adriana è più raffinata, varia ma tradizionale al tempo stesso. La moglie del commissario predilige le verdure stufate e confezionate sotto forma di Pitta, una sorta di torta salata che si fa con la pasta Fillo. Pare che la sua Pitta di porri sia deliziosa. Ma quando invita qualcuno il suo piatto forte sono i Ghemistà. E anche quando deve fare pace col marito con cui ha litigato per qualche motivo, a volte futile, che li ha portati al disaccordo. Ghemistà, dunque, pomodori ripieni di cui andiamo ora a scoprire la ricetta.
A dire il vero la parola viene da “ghemizo”: riempire. Dunque i Ghemistà si fanno anche con i peperoni, le zucchine, le melanzane… la signora Adriana però preferisce i pomodori e noi quelli affronteremo!
GHEMISTÀ: INGREDIENTI PER 4 PERSONE
9 pomodori cuore di bue
300 gr. di carne trita scelta
9 cucchiai colmi di riso arborio (calcolare un cucchiaio per ogni pomodoro)
2 cipolle piccole tritate
1 tazzina e mezza da caffè di olio extra vergine
3 patate
prezzemolo tritato
menta tritata
sale
pepe nero macinato fresco
2 cucchiai di pangrattato
un pizzico di zucchero
COME FARE
Lavare i pomodori e asciugarli. Tagliare la calotta e svuotarli attentamente scavando con un cucchiaino cercando di lasciare un poco di polpa attaccata alla buccia. Raccogliere la polpa e i succhi in una ciotola. Spargere un poco di sale su ogni pomodoro e capovolgerli.
Versare la polpa e i succhi dei pomodori nel frullatore e frullare.
In una casseruola versare la metà dell’olio e rosolare la carne. Aggiungere le cipolle e continuare ancora per 3 minuti. Unire il riso e mescolare. Versare la metà del pomodoro frullato, salare, pepare, versare una tazzina di acqua e cuocere a fiamma bassa per 5 minuti. Se serve aggiungere ancora un pochino di acqua, il ripieno deve risultare all’onda! Togliere dal fuoco, unire le erbe tritate, mescolare e lasciare raffreddare.
Riempire i pomodori fino a ¾, coprirli con le loro calotte e metterli in una teglia da forno. Pelare le patate, lavarle e tagliare a spicchi. Salarle e distribuirle intorno alla teglia e in mezzo ai pomodori.
Prendere il succo di pomodoro frullato rimanente ed emulsionarlo con il resto dell’olio, sale e pepe. Con un cucchiaio versarlo sulle verdure. Infine mescolare il pangrattato con un pizzico di zucchero e cospargere sui pomodori ma non sulle patate. Coprire la teglia con il coperchio oppure con un foglio di alluminio e cuocere in forno a 180 gradi per mezz’ora. Scoprire e continuare la cottura ancora per 45 minuti.
Servire a temperatura ambiente rigorosamente con un bel pezzo di feta.
Buon Appetito!
(Ricetta liberamente tratta da Great – Mangiare greco)