È noto: parecchi tra gli investigatori letterari sono degli inguaribili epicurei.
Vien da pensare che sublimino con la buona tavola quel loro starsene in mezzo a crimini, furti e delinquenza in genere. E forse è proprio così. Prendiamo ad esempio Pepe Carvalho di Montalban, precursore in tema di giallo e cucina! O gli arancini che la “cammarera Adelina” frigge per Montalbano, che si dispera perché Livia lo vuole portare a Parigi! O ancora Nero Wolfe, chef così raffinato da competere con il suo cuoco in una gara di ricette all’ultima forchetta. E che dire della moglie del commissario Kostas Charìtos, creato dalla penna di Petros Markaris? I Gemistà della signora Adriana pare siano un’apoteosi! Per non parlare di Izzo e della golosa cucina marsigliese che Honorine propina al suo poliziotto Fabio Montale, con somma soddisfazione di quest’ultimo.
Insomma, la lista è lunga, ne ho citati solo alcuni. Vedremo di darle, ad ogni uscita, un’occhiata insieme.
Proseguiamo oggi in questa avventura letteraria tra “sapori e delitti” con una collana che fa proprio al caso nostro: “Alla carta” ideata da Luca Saccarino per EDT. Una collana in cui scrittori contemporanei raccontano il mondo attraverso il cibo. Fa parte di questa serie “Il gourmet cena sempre due volte”.
Enrico Pandiani, noto autore di polizieschi (sua la famosa saga de Les italiens) stavolta ci confeziona un giallo gastronomico per palati sopraffini, letterari ma non solo, stuzzicando le nostre papille gustative grazie a due “gourmet”: Bamalou e Mamirolle, una nuova coppia di investigatori impegnata, tra una ghiottoneria e l’altra, in un cherchez la femme in giro per Parigi.
La frase “ogni somiglianza con luoghi esistenti, con piatti succulenti e con vini deliziosi è tutt’altro che casuale” la dice lunga e ci fa ben capire cosa troviamo in questo piccolo ma goloso romanzo. Lo scenario si apre su una Notre Dame sorretta dai ponteggi dopo il terribile incendio che l’ha devastata ed è lì vicino, al Café Panis, che Bamalou, la voce narrante, incontra Mamirolle in spezzato blu e grigio, panciotto, farfallino e coppola d’ordinanza. Hanno un appuntamento importante e sono in anticipo, dunque il “socio” suggerisce di accomodarsi al Panis e sorbire una bella Soupe a l’oignon. La proposta non cade nel vuoto (e quando mai!) e dunque, sebbene siano le dieci e un quarto del mattino, i due si sistemano “a la terasse”, ordinano zuppa di cipolla gratinata innaffiano il tutto con due calici di Petit Chablis AOC domaine Millet e si mettono a discutere dell’incarico che li aspetta.
Chi non ricorda i camei di Hitchcock che riusciva a fare una capatina di persona nei suoi film? Ecco pure qui il buon Mamirolle tenta qualcosa di simile, citando Les Italiens (flic nati, come dicevamo, dalla penna dello stesso Pandiani) che si ritrovano al Café Panis quando devono parlare lontano da orecchie indiscrete. Non è proprio lo stesso cameo però… ci va vicino!
Ma torniamo ai nostri due buongustai: “Ti sembra il momento di pensare al cibo?”
“Ogni momento è un buon momento”. Risponde il goloso Mamirolle.
In questo scambio di battute è concentrata l’intera storia gastronomica della faccenda. Certo c’è Klila Rayeb, una splendida ragazza maghrebina da ritrovare, ci sono i cattivi sulla Peugeot rossa, ma i veri protagonisti di questa vicenda sono il cibo, il vino e la Ville-Lumière. Infatti, l’autore dimostra una profonda conoscenza di Parigi, delle sue curiosità, delle storie legate alla città, ai vicoli, ai monumenti, ai ristoranti, alle librerie e ai suoi quartieri, banlieue compresa, e ce ne dà ampio assaggio con gustosi intermezzi tra un indizio e l’altro, tra una ricetta e l’altra… o si potrebbe anche dire tra una degustazione e una corsa per la città sulla Volvo del ’64, color panna coi sedili in pelle rossa! Aneddoti su luoghi, arte, citazioni letterarie, cinematografiche, colte o curiose, davvero per tutti i palati. E pure vini di prestigio sono qui bevuti con grande sfoggio di stile dai due investigatori gourmet e pure un po’ sommelier.
E che dire dei disegni? Eleganti schizzi che Klila, la presunta scomparsa, lascia in giro a mo’ di indizio da interpretare, enigmi a volte letterari o cinematografici che danno filo da torcere ai due gastronomi francesi.
Insomma, è una storia densa di ironia, in cui si mangia bene e si beve ancora meglio, una sorta di caccia al tesoro in giro per bistrò e ristoranti, che si avvale anche di qualche espediente geniale per depistare i cattivi.
Tra le varie pietanze elaborate, tipiche della cucina francese, ne trascrivo una che, per contro, mi ha colpito per la sua semplicità e anche perché ricordo di essermi imbattuta nello stesso piatto in un episodio di Nero Wolfe: il nome era lo stesso, ma la ricetta più complicata e con ingredienti un po’ differenti. Questa citata dall’autore fa parte della cucina popolare, quella che ti ricorda la nonna, e proprio questo ce la rende affascinante.
Alla fine della storia l’autore dispone su una mappa (ed elenca) tutti i bar, i ristoranti, le brasserie, i bistrò citati nel libro, con tanto di indirizzo, che diviene a tutti gli effetti un grande spunto, una guida per un fantastico giro gastronomico per Parigi.
Buona lettura e buon appetito.
Il Pan Perdu
Si sbattono le uova, lo zucchero in polvere, quello vanigliato e il latte in una cuccuma, fino a ottenere un liquido denso. In questa crema si immergono le fette di pane raffermo lasciando che se ne impregnino per bene, quindi le si butta in padella a friggere nel burro finché non sono dorate al punto giusto. Vanno mangiate calde, spolverate di zucchero a velo, con la frutta fresca.