Trama
Mentre una timida primavera si affaccia sulla città, i fantasmi del passato tornano a regolare conti rimasti in sospeso, come colpi di coda di un inverno ostinato. Che aprile sia il più crudele dei mesi, l’ispettore Davide Pardo, a cui non ne va bene una, lo scopre una mattina al bancone del solito bar, trovandosi davanti il vicecommissario Angelo Fusco. Afflitto e fiaccato nel fisico, il vecchio superiore di Davide assomiglia proprio a uno spettro. È riapparso dall’ombra di giorni lontani perché vuole un favore. Antonino Lombardo, un detenuto che sta morendo, ha chiesto di incontrarlo e lui deve ottenere un colloquio. La procedura non è per niente ortodossa, il rito del caffè delle undici è andato in malora: così ci sono tutti gli estremi per tergiversare. E infatti Pardo esita. Esita, sbaglia, e succede un disastro. Per riparare al danno, il poliziotto si rivolge a Sara Morozzi, la donna invisibile che legge le labbra e interpreta il linguaggio del corpo, ex agente della più segreta unità dei Servizi. Dopo tanta sofferenza, nella vita di Sara è arrivata una stagione serena, ora che Viola, la compagna del figlio morto, le ha regalato un nipotino. Il nome di Lombardo, però, è il soffio di un vento gelido che colpisce a tradimento nel tepore di aprile, e lascia affiorare ricordi che sarebbe meglio dimenticare. In un viaggio a ritroso nel tempo, Maurizio de Giovanni dipana il filo dell’indagine più pericolosa, quella che scivola nei territori insidiosi della memoria collettiva e criminale di un intero Paese, per sciogliere il mistero di chi crediamo d’essere, e scoprire chi siamo davvero.
Recensione a cura di Livia Frigiotti
Un romanzo è portatore di storie e spesso le storie nascono per l’associazione delle idee o per una storia vera che ci ha colpiti. Così nasce questo libro che l’autore dedica a Graziella Campagna, uccisa dalla mafia nel 1985 per un suo inconsapevole errore.
“Una lettera dice sempre qualcosa, anche a distanza di 30 anni”
Ecco potrebbe sembrare il riassunto, molto ermetico, di questo romanzo; no, non lo è, perché in qualsiasi caso non sarebbe sufficiente a spiegare quello che davvero è il romanzo “Una lettera per Sara”.
Il personaggio di Sara, in questa lettura, evidenzia subito un’improvvisa crescita nel suo percorso di vita e di storia personale; benché resti la donna cosiddetta invisibile, all’improvviso sembra che abbia appreso la capacità di darsi agli altri come di abbracciarli, anche con solo con il suo sguardo o una parola.
E’ un romanzo pieno, con un fulcro centrale ben delineato ovvero i sentimenti di tutti i personaggi. Corre sul filo di un rasoio la storia che si va concatenando lungo il percorso, tra le pagine, trascinando con se’ le vite dei suoi protagonisti. E’ una storia intensa anche per il più piccolo degli interpreti, quello meno importante o presente solo per poche pagine. Sara deve affrontare un passato e mille domande fino a scoprire una verità con la quale saprà a suo modo fare i conti. Ora però comprende che improvvisamente ha una famiglia e che sta diventato parte di un “tutto”. E non se ne discosta.
E’ Davide Pardo, a prendere comunque la scena, in maniera incontenibile si ritaglia un suo spazio ampio all’interno della storia. Sembra sfuggire del tutto al controllo del suo autore e pretendere il suo ruolo; se fino ad oggi sembrava un personaggio a margine, qui invece prende in mano tutta la sua storia e la respira profondamente. Affianca Sara e si pone in sostanza al suo livello, usa l’ingegno, si getta oltre lo steccato delle sue paure e dei suoi timori, in un certo senso si butta nella mischia, rischia e si sporca le mani.
In un romanzo completo e che lascia al lettore la possibilità di porre domande, Sara impersona un po’ il Ricciardi al femminile in chiave moderna, in stile Bastardi di Pizzofalcone; possiede come lui un dono, solo che se per Ricciardi è una dannazione, per lei è un’opportunità. E’ una donna dalle grandi capacità investigative, capisce subito chi ha di fronte, ha gli strumenti per sbrogliare una matassa e arrivare alla verità, qualsiasi essa sia. Sara è una sorta di ponte tra le storie di Ricciardi e quelle dei Bastardi di Pizzofalcone, è un personaggio che vive la sua realtà proiettata ai giorni nostri, porta con se caratteristiche dell’uno come degli altri.
Incontriamo anche un nuovo personaggio, il giovane Manuel che prende la scena in modo prepotente e ha tutti i numeri per tenerselo stretto il ruolo nelle storie di Sara, ma questo lo dirà solo il futuro.
Romanzo di facile lettura per chi conosce bene l’arte di saper raccontare di De Giovanni; la sua scrittura è scorrevole, il sapiente gioco delle parole crea una lettura piacevole difficile da lasciare indietro. E’ impossibile leggere lentamente, cercando di frenare il tempo e arrivare alla fine del libro senza sentirne la mancanza una volta chiusa l’ultima pagina. Peccato è già finito.
Ora, quindi, riprendiamo ad aspettare che il nostro Maurizio de Giovanni torni presto con una nuova storia da farci leggere e amare, qualunque essa sia.
Dettagli
- Genere: Gialli e Thriller
- Copertina flessibile: 350 pagine
- Editore: Rizzoli (19 maggio 2020)
- Collana: Nero Rizzoli
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8817146382
- ISBN-13: 978-8817146388