Olga Cazzaniga Peroni: il ritorno!
Una minaccia? Ebbene si! La vulcanica brianzola, bionda di ritorno (e la ripetizione è d’obbligo), è di nuovo tra noi, a deliziarci, intrigarci e… rompere i… be’ avete capito cosa, al povero Reali, investigatore privato belloccio che, come Lupo de Lupis, è tanto buonino e riesce a sopportarla, almeno in parte. Sì, perché Reali è combattuto, da un lato vorrebbe strozzarla con le proprie mani e vederla lentamente agonizzare, soprattutto quando si infila nelle sue indagini a gamba tesa, mentre dall’altro, non si capisce perché (o forse sì, le vie dell’attrazione sono infinite) ne è conquistato e fatica a dirle di no. Saranno i sensi di colpa per via della faccenda di una certa Magda? Chi lo sa. Fatto è che se la ritrova sempre tra i piedi, la Olga. Citiamo un paio di pensieri che gli autori affibbiano, di sponda, al nostro investigatore, a ragion veduta:
“… meglio soli che male accompagnati… da Olga che è invadente, logorroica, disagiata e sa essere più rognosa della scabbia. Però, in fin dei conti, tirandolo dentro questa storia, l’ha aiutato a mettere in un angolino Magda e il senso di colpa, non è mica poco.”
Il Nero questa volta è una presenza più discreta, se discreto si può dire di un armadio a quattro ante che gira con un Hummer e si fregia di losche frequentazioni. Ma lui e Reali sono una coppia conica, indissolubili e complementari. Dunque, se uno propone l’altro dispone.
Olga “indossa” il divano piuttosto spesso, ma quando si muove scopriamo che pure lei è combattuta, vorrebbe che Reali la considerasse di più, non solo come aiuto investigativo ma come donna e al tempo stesso civetta col Nero a cui la cosa pare non dispiacere affatto. Quando la sorella Ottavia si mette di mezzo… beh le fa vedere i sorci verdi. Pure la “Frau” mi pare imperversi un poco meno per lasciare la scena a Olga, ma resta un personaggio davvero divertente e tridimensionale come le sue battute al veleno.
L’ironia e il sarcasmo la fanno da padroni anche in questo nuovo episodio della serie, ma ho trovato tutto l’impianto più misurato, rispetto al romanzo precedente, meno improntato alla battuta (seppure ce ne siano e di divertenti) e ben calibrato tra indagine, trama gialla e leggerezza dei dialoghi, sempre frizzanti e coinvolgenti, ma mai banali. L’ironia a mio avviso è sinonimo di intelligenza e qua sprizza da tutti i pori… ops… volevo dire dai caratteri di stampa, cioè dalle pagine … insomma da tutto il romanzo!
In soldoni: se cercate un giallo allegro, scanzonato e molto divertente, ma con un plot che regge, con una indagine serrata su più piani investigativi, e con qualche colpo di scena che dà pepe alla storia… “Tutta colpa di Chopin” fa per voi.
Vi tocca leggerlo!