Due anni fa ci eravamo occupati del romanzo d’esordio di Marco Bovo, veramente un bel libro. Qui trovate la recensone di Alessandro
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Leggiamo cosa ne pensa Stefania che ha curato la recensione di oggi.
Recensione a cura di Stefania Ghelfi Tani
Bovo sa scrivere e bene, la stesura è piacevole e scorrevole, ì capitoli brevi rendono leggera e veloce la lettura, creando attesa e invitando il lettore ad andare oltre: un po’ come le briciole di Hansel e Gretel che bisogna seguire per arrivare a casa.
Motore propulsore di questo “viaggio d’inchiostro” una fotografia famosa e terribile di Kevin Carter vincitrice del premio Pulitzer nel 1994.
Rendiamo merito all’autore per come sia riuscito da questa immagine a creare una trama fitta e ingegnosa collegando Africa e Italia, Juba e Cortina d’Ampezzo, povertà e ricchezza.
Come le favole questo è un libro con la Morale, “solo” quando gli opposti si incontrano e si scontrano si può arrivare a comprendere, a riflettere o ad avvicinarsi, ma questo dovrebbe succedere sempre!
Quanto divario, quanta ingiustizia, quanto dolore, quanta superficialità, quanto individualismo, quanta indifferenza, quanto egoismo e quanta generosità può esserci nell’animo umano e quante profonde differenze ci sono tra le persone. Di fronte a tutto ciò è inevitabile la sofferenza, la disuguaglianza, lo scontro.
L’orrore della povertà, della fame, della morte per inedia contro il lusso inutile, i banchetti senza freni, la vita senza un senso e fatta di spreco.
Per quanto la maggior parte delle pagine sia dedicata agli eventi ed alle indagini a Cortina d’Ampezzo, ben articolate, dal ritmo incalzante che tramite gli indizi ricercati vanno a comporre un puzzle ardito e complesso, la mia attenzione è stata rapita dall’Africa (così come in “Com’era dolce l’inferno” era stato il suolo afghano a catalizzare maggiormente la mia attenzione), dalle sue persone, dal suo territorio martoriato, dai suoi avvoltoi… gli stessi che ritroviamo in altre vesti in Cadore.
Qui non si tratta solo di scoprire un colpevole ma di comprendere appieno le ragioni di un crimine efferato. Ma è poi corretto giustificarlo, esistono realmente quelle attenuanti che l’autore ci spinge a vedere? Ad ogni lettore l’ardua sentenza.
Come un colpo di fortuna, insieme ad una serie di concause negative, porti al completo stravolgimento di una vita ordinaria, fino a renderla quasi straordinaria, ce lo racconta Marco Bovo intessendo orditi inavvicinabili.
Si potrebbe dire che le personalità dei personaggi siano poco caratterizzate, siano carenti di un approfondimento psicologico, eppure tra ogni riga di questa storia il lettore riesce a leggere dentro al cuore e all’animo di questi protagonisti. Le relazioni sono strette velocemente così come le amicizie, forse troppo, ma probabilmente quando si ha necessità di un’altra anima affine i tempi si accorciano e gli spazi si riducono.
C’è molto in questo romanzo: l’ingiustizia e la giustizia, le implicazioni etiche, i risvolti sociali, politici ed economici ma soprattutto c’è una voce e c’è un “Uomo” che va inesorabilmente a colpire la nostra coscienza.
Opera prima vincitrice del 1° premio Sezione Narrativa Edita alla XVI edizione Firenze Capitale d’Europa – Premio Internazionale di Poesia e Narrativa.
Chapeau a Marco Bovo che spero continuerà a regalarci nuove storie.
Buona lettura!