Recensione a cura di Emanuela Di Matteo
L’ultimo romanzo dello scrittore statunitense Bentley Little era già da qualche anno un successo in patria prima che la casa editrice Vallecchi lo editasse e pubblicasse anche in Italia.
Little, sessantunenne dell’Arizona, è autore abbastanza prolifico ma schivo, che non ama interviste ed esposizioni mediatiche e questo velo di mistero ben si accorda con la natura del suo lavoro: un horror a sfondo esoterico particolarmente truculento ed inquietante.
Scoperto da Dean Koontz, ex insegnante di letteratura a sua volta autore di bestseller di fama internazionale, lo scrittore deve parte della sua notorietà al beneplacito di Stephen King , che lo ha definito un maestro del macabro. Little infatti si inserisce in quel territorio incandescente ed ad alta tensione già battuto da Michael Crichton, Patricia Cornwell, Anne Rice e Clive Barker. Per gli amanti del genere, The Revelation sarà, per l’appunto, una autentica rivelazione.
I protagonisti del romanzo sono lo sceriffo Jim Weldon, lo scrittore Gordon Lewis, personaggio vagamente autoreferenziale, il predicatore fratello Elias e il prete sensitivo Donald Andrews.
I sonnacchiosi abitanti della piccola cittadina di Randal, in Arizona (terra natìa dello scrittore) nulla chiedono più di una vita tranquilla in seno alla famiglia e in armonia con la natura circostante. Sarà stata proprio questa ambizione alla semplicità bucolica ad irritare il Signore del Male? Egli, in quanto entità concreta, come secondo la pura e semplice visione cattolica, decide di andare all’essenza stessa del Bene, intesa come nucleo familiare, provocando una sequela di strani aborti. Eventi questi che, anche nel passato più arcaico, venivano attribuiti all’azione delle streghe o di un’entità malefica. Little colpisce al cuore perché la sua mitologia affonda le radici in un arcano che ci è conosciuto, e non è così remoto, soprattutto nella cultura statunitense.
Di contro, nascono feti deformi dal grembo di donne anziane: la natura si sovverte e questo capovolgimento delle sue leggi preannuncia canonicamente l’avanzata del Male. Ricordiamo, partigianalmente, come il nostro Dino Buzzati, maestro del fantastico, riuscisse a racchiudere l’orrore e l’inquietudine nel breve racconto di una semplice goccia d’acqua che percorre le scale al contrario, non scendendo, ma salendo. Quando la natura impazzisce, almeno per quello che noi conosciamo delle sue regole, il Male sta covando la sua ascesa.
Se la famiglia è il più intimo dei nuclei, il Maligno affonda gli artigli nell’altro luogo chiave in cui i buoni si raccolgono e riconoscono come tali dal punto di vista sociale: la piccola Chiesa episcopale. Il predicatore e la sua famiglia scompaiono e scritte blasfeme – come nel più noto immaginario horror americano – appaiono sulle mura del sacro edificio. Se il serial killer standard non rinuncia a vantarsi, enigmaticamente, delle sue malefatte sul muro di casa, perché non dovrebbe farlo anche il maestro del male? E’ necessario specificare che sono state vergate con il sangue, e che il sangue è di capra? Proprio come il rospo, altro animale legato a Satana, la capra possiede inquietanti occhi dalle pupille orizzontali (nel gatto sono verticali) e ha un carattere imprevedibile, tutti segni attribuiti agli esseri del demonio. Questo punto sembra sia un logos incontrovertibile, nonostante la presenza del caprone, per chi ha qualche nozione classica, appaia anticamente nei sacrifici dionisiaci al dio pagano Pan, e l’immagine del demonio cattolico ne abbia poi col tempo preso gli attributi fisici. Ma la letteratura moderna, perlopiù, ama muoversi in acque conosciute, e chi paga il biglietto del trenino che introduce alla casa degli orrori, ama spaventarsi con qualcosa che già conosce e il cui valore è non tanto la varietà quanto l’intensità del raccapriccio. Little in questo, tra feti malvagi e abortiti che emergono dal terreno strisciano e truculenza varie, non ha niente da invidiare a nessuno scrittore horror.
Il libro è diviso in tre parti: la prima è la presentazione dei vari personaggi. Nella seconda parte sopraggiunge il predicatore Elias, i protagonisti intuiscono che il Male sta prendendo possesso della loro comunità e iniziano a farsi delle domande. La terza parte sarà la vera e propria battaglia tra i quattro paladini del Bene e il loro nemico, descritti senza troppe vie di mezzo. Il finale è degno delle sue premesse e non deluderà.
La traduzione di Ariase Barretta rende giustizia all’autore grazie ad uno stile scorrevole e comprensibile che accompagna ogni istante il lettore in un crescendo di tensione e di eventi che rendono la lettura avvincente. Paradossalmente, nonostante il raccapriccio della vicenda raccontata, l’idea della divisione netta tra Bene e Male può avere un effetto tranquillizzante sul lettore.
The Revelation ha vinto il premio Bram Stoker, il premio letterario statunitense per opere di narrativa dell’orrore assegnato ogni anno dalla Horror Writer’s Association.