È alquanto anomalo il fatto che una penna di assoluto pregio narrativo quale è Andrea Purgatori abbia scelto di esordire soltanto quest’anno nell’affascinante mondo dei romanzi. La figura di questo giornalista, sceneggiatore, saggista, conduttore tv, nota al grande pubblico per le sue inchieste (il caso “Ustica”, in primissimo luogo: dalla sua memorabile indagine scaturì il film “Il muro di gomma” di Marco Risi), si è sempre contraddistinta per l’accurata attenzione in fase di indagine, ricostruzione dei contesti storici, analisi delle versioni ufficiali della cronaca (e soprattutto di quelle nascoste e non dette, tenute sotto segreto di Stato). E forse, proprio perché il lato oscuro della storia, quello che viene desegretato dagli archivi con un distacco temporale di tanti, troppi decenni, a causa di ragioni di Stato, la scelta di optare per la narrativa risulta oltremodo obbligata, in quanto essa permette di avere mano libera, di raccontare tutta la verità, di svelare squarci inspiegabili del mondo contemporaneo che ci circonda (e di quello neanche troppo lontano dal nostro vissuto di ogni giorno), e soprattutto di aprirci gli occhi sul “non visibile”.
Peraltro la scelta di dedicare il suo esordio narrativo alla Germania riunificata post-caduta del muro, sovrapposta alle due Germanie divise (Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca), seppur rientrante nel filone narrativo degli ultimi anni nei vari ambiti, a partire da quello cinematografico (si pensi ad “Atomica bionda”, tratto dall’omonima graphic novel, nonché a “Wonder Woman 84” – in uscita nel 2020, ambientato proprio nella Berlino Est degli anni Ottanta –), si ricollega all’anniversario del trentennale della caduta del muro, prevista proprio quest’anno. Il contesto è quello di una spy story tra passato e presente, tra identità cambiate e organizzazioni di servizi segreti cambiate in pochi decenni, con diverse e opposte dinamiche in ambito europeo. La narrazione è incalzante, puntuale, sintetica, e in grado di coinvolgere il lettore con attenzione, che si ritrova immerso in uno scenario internazionale nel quale la storia ufficiale rappresenta soltanto la punta finale della superficie di un meccanismo sporco e corrotto, a malapena tenuto nascosto con equilibri fin troppo precari. Pur trattandosi di un romanzo, e dunque di un prodotto di finzione (frutto della narrativa dell’autore, come ci ricorda sempre il “disclaimer” di apertura), la verosimiglianza e la precisione nel tratteggiare i luoghi, i contesti di narrazione, le articolazioni che a loro volta trovano la loro piena coerenza colpiscono e sono rese dall’autore con grande efficacia e qualità espositiva.
Ma ciò che colpisce in modo rilevante è il grado di sintesi e qualità di compattezza nell’intero romanzo. Altri autori, di fronte a questo materiale complesso e articolato, avrebbero messo in piedi prodotti analoghi anche col doppio di pagine complessive, ma non è – fortunatamente per chi scrive – il caso del presente libro.
Senza dunque spoilerare, ci si permette di rilevare come in questo romanzo non manchino i colpi di scena, fino all’ultimissima pagina, e che non ci si può affatto distrarre. Consigliato caldamente per un caldo pomeriggio di estate, e per farsi travolgere dal clima preparatorio alle celebrazioni del trentennale della città di Berlino riunificata.