Il noir sociale nel contesto urbano, nelle contraddizioni di un vissuto tutto da decifrare, che sono fonte di ispirazione per chi voglia investigare nel trovare un colpevole, che non sarà identificabile con una persona ma con il famoso, come detto in precedenza, contesto. Il noir sociale vuol mettere in luce i problemi e le ingiustizie attraverso storie di crimine e investigazione. Invece di concentrarsi esclusivamente sul mistero o sulla suspense, il noir sociale cerca di analizzare le radici dei crimini. Detto questo, entriamo subito nella descrizione, condotta da Valentini, di capire chi sono i quattro giovani protagonisti. 4 minorenni che saranno arrestati per spaccio e rapine a mano armata ai danni dei negozi della città, compiute, incredibile ma vero, in autobus. Per i 4, come del resto per tanti simili a loro, finire in galera è un vanto, voler essere un gangster è quasi un’aspirazione, un obiettivo, dei criminali veri. Qualche anno al minorile? Non è un problema, visto che, in realtà, finire la pena deve essere nel carcere per adulti. Importante, e da prendere in considerazione visto che è strumento per far capire non tanto dove ci troviamo, il gergo, lo slang di periferia: “ andare a trovare in ospedale “, quando ospedale sta per carcere. E poi, elemento non secondario, cosa è la solidarietà, quella solidarietà elemento di unità, che ha un imperativo categorico da tenere in riferimento: mai lasciare solo un ragazzo che ha avuto la sfortuna di marcire in galera, una solidarietà che si concretizza anche nelle canzoni con dediche ai ragazzi detenuti. Ragazzi in carcere, un carcere dove entra di tutto ed una pentola a pressione, e dove vige la vendetta dei secondini, la cella punitiva, la sospensione delle visite. Omicidio, lesioni personali,violenza privata, danni al patrimonio, stupro, spaccio di sostanze, traffico d’armi, terrorismo: solo l’imbarazzo della scelta. Valentini da una descrizione importante per capire e conoscere cos’è una istituzione totale come il carcere con gerarchie e regole da rispettare, con l’autolesionismo che è un dato diffuso, e la domanda che si ripete continuamente: a fine pena quale vita ti aspetta, con il lavoro “ onesto “ che viene respinto visti gli stipendi da fame per le consegne a domicilio. Prendendo in considerazione quanto detto, è normale che venga posto il punto interrogativo rispetto al fatto se è peggio il carcere o la vita “ normale “. Dicevamo del contesto, abbiamo detto del carcere, ma non potevamo non dire che non c’è posto di polizia, l’anagrafe, l’ufficio postale, campetto da calcio. La scuola, unica realtà territoriale presente di uno stato assente, è sottoposta a continui furti, libri a parte visto che non hanno mercato, ed il consultorio familiare. La descrizione del degrado sociale prosegue con un elenco senza fine dalla strada luogo per giocare alle uniche due panchine esistenti; dalle sale gioco, unico tipo di esercizio commerciale esistente, all’unico progetto di vita che prendere forma: spaccio e/o rapine. Una vera e propria indagine/inchiesta su Palermo e su una infanzia negata e su una criminalità che sta al passo con i tempi e che prende in considerazione nuovi campi d’intervento come ad esempio lo smaltimento dei rifiuti, la ristorazione con i lavoratori sfruttati e sottopagati, il gioco d’azzardo …. Avete visto il film “ Mery per sempre “ se qualcosa non vi è tornato, leggete “ Quattro giovani malviventi in fuga “ ed ogni perplessità sarà d’ora in poi chiara. Volevamo il colpevole? C’è!

Noir
Pandiani con l’ultimo suo romanzo, FUOCO, mette le mani con quattro fuggiaschi, quattro evasi, che nel tentare di rifarsi una vita, divengono, loro malgrado dei

