Panico a Milano
Geremia Hirzog è un uomo scampato all’Olocausto degli ebrei sul lago Maggiore, avvenuto tra l’11 settembre e il 15 ottobre del 1943 ad opera del 1° battaglione SS della panzer division Adolf Hitler, un corpo nazista feroce e addestrato allo sterminio, inviato su tutti i fronti di guerra, durante il secondo conflitto mondiale. Arrivano in Italia, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con il compito di eliminare le brigate partigiane del movimento di Resistenza e Liberazione presenti sul Lago Maggiore e nella Val d’Ossola. Ma, immediatamente, si rendono protagonisti nel rastrellamento ed eliminazione degli Ebrei viventi in diverse località del lago. Un massacro feroce, il PRIMO in assoluto in Italia, realizzato con una tecnica certosina e feroce. Gli Ebrei, una volta catturati, non vengono inviati nei campi di concentramento ma vengono uccisi in loco e i loro corpi fatti sparire. Un gruppo di ufficiali e sottoufficiali nazisti, grazie all’aiuto di due repubblichini e delle delazioni delle spie, decide di approfittare della situazione e si arricchisce trafugando i beni e il denaro degli Ebrei rastrellati. Geremia si salva dall’operazione di annientamento e, dal dopoguerra in poi, conduce una battaglia solitaria per ripristinare la verità e ritrovare i colpevoli che in due distinti processi, nel 1955 e nel 1968, vengono prima condannati all’ergastolo e poi assolti. Verranno liberati anche i due giovani complici fascisti, Gennaro Sparracino e Pietro Rei, delle brigate nere di stanza a Verbania che si distinguono per la solerzia con la quale fanno catturare e uccidere, dopo immani sevizie, la moglie di un comandante partigiano, Maria Laura Lubert. Nel 2011 Geremia, durante un convegno sugli eccidi, incontra una persona, discendente di Maria Laura, e della cui fine reale era all’oscuro perché la madre, cresciuta nel dolore della perdita e uscita di senno per le assoluzioni degli assassini, non ne aveva mai parlato. Sarà proprio Geremia, ormai vecchio e in cagionevoli condizioni di salute, ad assumere quella persona come assistente per occuparsi di lui e a raccontare la vera storia della morte della nonna. Lo sconvolgimento mentale verificatosi a seguito della scoperta della verità porterà alla decisione di vendicare i torti subiti non avendo più alcuna fiducia nella giustizia degli uomini. Per ritrovare le vere identità degli aguzzini SS e dei loro complici cercherà informazioni nel DARK WEB attraverso l’aiuto, interessato, di un hacker specialista sul lavoro nelle reti illegali. Questi consegnerà un rapporto con le nuove identità dei criminali e le informazioni sulla loro vita, compresi i luoghi in cui vivono attualmente tra il lago Maggiore, Milano in zona Lambrate e in Germania. Da quel momento inizierà un percorso di ricerca e pianificazione della vendetta. Il barone Otto Von Maier, proprietario di una lussuosa villa vicino a Verbania, accompagnato dal suo insostituibile assistente Kurt, nasconde un segreto inconfessabile, mai rivelato nemmeno alla giovane nipote Marlene, una ragazza bellissima che viene a trascorrere, ignara, le vacanze presso la villa del nonno. Tra rapporti di amore filiale traditi, efferati delitti commessi nel 1943 rimasti senza giustizia, si snoda una terribile e complicata storia di delitti e vendette. Il professor Moreno Palermo, docente dell’università statale di Milano e grande esperto della seconda guerra mondiale, impegnato in una serie di lezioni che raccontano proprio dell’Olocausto del 1943 su lago Maggiore, incuriosito dai primi delitti, inizierà a studiare il caso in modo approfondito fino a ritrovarsi pericolosamente sulle tracce di chi ha scelto la strada del sangue e del delitto.
La terza indagine del professor Moreno Palermo

Recensione a cura di Dario Brunetti

A volte bastano delle rivelazioni necessarie a svelare crimini irrisolti per chissà quanto tempo, visto che le colpe non hanno portato ad alcuna sentenza di tribunale, ed è così che vi è solo un modo, farsi giustizia da soli, perché ci sono ancora delle morti che non possono essere cancellate soprattutto quando proprio quelle persone sono uomini, donne e bambini ed è come se fossero morte due volte.

Non vi è solo l’uccisione di per se, ma c’è l’umiliazione e la tortura che amplifica quel desiderio di vendetta ma alla fine anche chi si vuole fare giustizia da solo finisce col diventare solo un morto che cammina perché a questa persona le è stata sottratta in primis la famiglia ma per di più la sua stessa vita.

La giustizia degli uomini per anni si è resa cieca agli orrori e a i crimini commessi dal regime nazista e fascista, per questo le colpe di tanti esecutori materiali non sono mai state espiate, ma possiamo pensare al le stesse persone che si sono sposate e creato a loro una famiglia, con quali occhi hanno potuto guardare i loro figli se ne hanno soppresso la vita di altri?

E allora c’è una linea di confine cosi sottile che separa la giustizia dalla vendetta che sfocia nella frustrazione, ed è così che il delitto dopo tanti anni diventa qualcosa di liberatorio per cercare di colmare un vuoto o una mancanza che è stata cancellata per tanto tempo.

Con il noir Panico a Milano Gino Marchitelli vuole sensibilizzare gli animi e al tempo stesso scuotere le coscienze attraverso una storia documentata alla perfezione che ci riporta indietro nel tempo e precisamente nel 1943, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre dove il 1° battaglione SS della panzer division Adolf Hitler, un corpo nazista che entrato in Italia ha eliminato le brigate partigiane del movimento di Resistenza e Liberazione presenti sul Lago Maggiore e nella Val d’Ossola. Inoltre vi è stato un rastrellamento e uccisione di ebrei abitanti del territorio e i loro corpi sono stati fatti sparire.

Il tempo per coloro che si sono macchiati di quegli aberranti delitti è arrivato e c’è una mano omicida che vuole restituire il loro disordine e l’incessante rumore che per tanto tempo non ha mai avuto fine andando a soffocare le grida e i pianti di tanti innocenti.

Un romanzo forte anche per i lettori, la narrazione degli eventi è come se fosse filmica, sembra quasi di riviverla, (se poi pensiamo al fatto che una pellicola dal titolo Hotel Meina fu girata nel 2007 dal regista Carlo Lizzani e che racconta proprio di questo tragico evento), Marchitelli si avvale di questo documento storico e lo fa attraverso una ricostruzione lucida e attenta per realizzare un noir con protagonista il professor Palermo che dovrà condurre una nuova indagine del tutto privata chiamando in causa anche una vecchia conoscenza, il commissario Lorenzi che chiaramente avrà un ruolo marginale e defilato rispetto alle opere precedenti.
Non ci resta che scorrere le pagine di questo avvincente noir che va avanti e dietro con il tempo affinchè gli eventi narrati non vengano mai dimenticati e restino scolpiti nella memoria.

Buona lettura !

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