Non voglio bene a nessuno
Un figlio e suo padre, raccontati nel loro stridente rapporto d’amore e di educazione alla vita, in cui c’è chi detta le regole e i tempi, e chi li deve seguire. Per il protagonista “diventare grande” significa bruciare ogni tappa nel gioco, nello sport, nel sesso e persino nella morte. Bisogna fare tutto bene e soprattutto presto. Così vuole il padre, proprietario di ogni suo pensiero, in una rincorsa verso la crescita che travolge debolezze, paure, sentimenti. Fino a quando il suo mito va in frantumi, e con lui si sbriciolano miseramente tutte le certezze: niente più traguardi, niente più amore.
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“Anche se non ha la pazienza di insegnarmi, in un modo o nell’altro imparo tutto, perché se lui pretende che io sappia fare certe cose, significa che devo. Che è giusto così. Che posso farcela.”

Marco Rinaldi con “Non voglio bene a nessuno” ha realizzato un romanzo delicato e di forte impatto emotivo descrivendo le conseguenze che un rapporto, feroce e per certi sensi malato, tra padre e figlio può avere sullo sviluppo della personalità di un individuo. Cercate di mettervi pe…r un momento nei panni di un bambino che viene trattato da grande e che quindi vede bruciare di continuo tutte le tappe della sua crescita, pensate anche a come questa corsa contro il tempo possa influenzare il suo sviluppo emotivo soprattutto se è presente un amore smisurato per la figura paterna e il desiderio di farsi accettare da lui. Sicuramente il risultato sarà disastroso ancora di più se ad un certo punto il mito costruito nella testa del ragazzino crolla irrimediabilmente.
Un bambino cresciuto con la convinzione di essere il migliore di tutti, emarginato dai suoi coetanei e privo di interessi attribuibili alla sua età: lui stesso in un punto del romanzo dice di non apprezzare le passeggiate, le chiacchierate sul muretto, le vacanze e le partite a calcio. Abituato a vivere in simbiosi col padre sprigionerà un senso di inquietudine e di inaudita ferocia quando questo rapporto comincerà a vacillare annullandosi definitivamente. Il tradimento che il ragazzino vivrà sulla sua pelle scatenerà nel suo animo un inferno, tant’è che lui stesso si renderà conto di non essere capace di amare e che il suo interesse anche per coloro che cercano di avvicinarsi a lui è finalizzato alla possibilità di ricavarne qualcosa. Le persone diventano oggetti nelle sue mani come quei piccoli animaletti che da bambino vedeva soffrire e morire sentendosi forte.
Lo stile di scrittura è scorrevole, fluido con alternanze temporali nei capitoli: alcuni descrivono il percorso di crescita del ragazzino mentre altri raccontano il tempo presente, il malore del padre e la corsa contro il tempo per dargli ancora una volta la possibilità di riscattarsi e di tornare ad essere quello di una volta. Riuscirà il protagonista a ritrovare quello che considera il suo vero padre? O ancora una volta il suo idolo si girerà di spalle senza dargli delle risposte? Un libro davvero stupendo che offre ottimi spunti di riflessione sull’educazione e sugli effetti collaterali che un rapporto disturbato può provocare creando futuri individui deviati.
Un romanzo che ho fatto fatica a metabolizzare e su cui forse sto ancora riflettendo.

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