Un omicidio non è mai solo una morte violenta. Un omicidio è il risultato di tanti piccoli frammenti di vita esplosi in un attimo di folle, o “estrema” risoluzione.
Un uomo cade da un balcone di prima mattina, qualcuno gli ha sparato mentre la moglie era in casa. Dormiva dopo il turno in ospedale, dice lei, aveva i tappi nelle orecchie per non farsi svegliare dal consorte poco incline al dovuto silenzio, lecito dopo una nottata in corsia. Un violento Giacomo Rinaldi, un criminale in affari con la camorra, un presuntuoso e strafottente uomo da nulla che in molti avevano in odio.
Ma un omicidio non si riduce a un corpo, lo sa bene Andrea Martino, il nostro amatissimo commissario di polizia ormai in pensione. E che un poliziotto va in pensione? Ma quando mai! Se per anni hai misurato le inflessioni della voce a una domanda scomoda, hai frugato nelle esistenze degli altri, continuerai a farlo anche con un occhio un po’ malandato e capriccioso. Un bel distacco di retina, rognoso e da sistemare al più presto. Caso vuole, e caso forse poco c’entra, che l‘intervento si faccia proprio nell’ospedale in cui lavora la moglie della vittima, Virginia, che il commissario conosce ancor prima del fattaccio. Una luce spenta, un sorriso tirato e la certezza che quella delicata donna abbia troppo dolore sulle spalle. Istintivamente le vuole bene, è il padre che interviene, che stabilisce un legame con l’infermiera. Proprio questo istinto lo porta a rifiutare ogni ipotesi sulla sua colpevolezza e, benché limitato da una convalescenza che impone ritmi assai lenti, Andrea decide di indagare, di scoprire cosa sia realmente successo quella mattina. Lo fa con l’aiuto degli ex colleghi che si stanno occupando del caso; è un maestro per i due amici che non rifiutano il contributo di un uomo di legge che ha sempre bilanciato professionalità e umanità nella sua lunga carriera.
“A ogni modo aveva imparato ad accettare che sempre, quando percepiva una stonatura di qualsiasi entità’, era il segno di un disequilibrio che significava qualcosa, e Martino non aveva mai trascurato le proprie sensazioni”
Mai avrebbe immaginato però Andrea che, in un momento cosi precario per la sua salute avrebbe portato avanti due indagini parallele. Un diario ricevuto per posta e una lunga lettera con contatti desiderosi di un confronto, lo riportano in un passato fatto di racconti e ricordi. Nella Napoli del dopoguerra un uomo di legge d’animo nobile fu ucciso a pugnalate in un vicolo malfamato: era il commissario di polizia Andrea Martino, il nonno del nostro beniamino. Qualcuno dal passato chiede giustizia, la verità reclama luce
“Il futuro chiama, il presente corre, ma il passato non può morire”
Non si uccide il passato, ciò che è stato resta scritto nella memoria di luoghi e persone.
Un’indagine emotivamente travolgente per Andrea Martino, personaggio dalla forza contagiosa, caposaldo di una famiglia costruita con amore e dedizione, esempio per colleghi e cittadini. Le due indagini arrivano in un momento di fragilità emotiva importante: è un uomo concreto e il fermo imposto dalla delicata convalescenza lo mette in crisi. Chi curerà a dovere le piante sul balcone? Chi si dedicherà alla cucina? Chi accoglierà la figlia Serena e gli adorati nipoti? Non è abituato a essere accudito, a delegare, e solo l’amore di Luisa, dolcissima compagna di vita riuscirà a quietare un cuore sempre desideroso di aiutare il mondo intero. In ogni nuova avventura Andrea diventa sempre più personaggio centrale, tanto da poterlo definire protagonista. Ha camminato nelle trame conquistando i lettori, ogni passo lo ha arricchito di una sfumatura, di un tratto caratteristico, di un aneddoto personale. Si muove gentile per la sua città, Napoli, regalandoci immagini suggestive e piccole chicche di storia e cultura che arricchiscono il romanzo con grazia.
Letizia Vicidomini è una scrittrice meravigliosa, lasciatemelo dire. La trama investigativa è sempre ben costruita, i dettagli curati, gli incastri tra fatti e prove sono perfetti. Ma non solo indagine perché la morte è triste, la violenza è brutta e a tutto “Il male che sporca Napoli” l’autrice accosta la purezza dei sentimenti, la grandiosità dell’arte, uno spiraglio di luce che ci rincuora. La sua abilità narrativa è un fiume in piena, la morbidezza delle parole e la gentilezza dei pensieri mi ha travolto durante la lettura. Ogni racconto è una crescita, un’evoluzione, un desiderio di regalare sempre più.
Non si uccide il passato è una storia “ricca” perché racconta molto e molto risolve, perché tra presente e passato viviamo vite e grandi amori, perdite e nefandezze ma senza offendere l’animo di chi legge e soprattutto senza mai esagerare rischiando di distogliere l’attenzione. I romanzi di Letizia sono scritti con maestria e con cuore e con cuore io leggo e mi emoziono.