Recensione a cura di Manuela Fontenova
Un racconto su più piani temporali, un’antica torre testimone di un amore segreto e personaggi dalle sfumature esotiche, caratterizzano il nuovo romanzo di Marika Campeti.
Ambientato tra Terracina (caratteristico comune marittimo della provincia laziale) e Catania, Neravorio racconta due storie ripercorrendo i medesimi luoghi: alla vicenda di Davide, giornalista reduce da una dolorosa separazione e in stallo lavorativo, si lega un intreccio antico che ci riporta indietro di quarant’anni, alla scoperta di un sentimento tanto intenso quanto distruttivo.
Davide ha messo la sua vita in stand-by, non cura i suoi rapporti, il lavoro trascurato da troppo tempo è stato ormai perso, come la sua voglia di affacciarsi alla vita. Saranno due incontri a risvegliare il corpo e l’intuito: il primo con Lara, una bellissima ragazza conosciuta per caso a Catania che gli farà riprovare il brivido dell’attrazione e la bellezza del perdersi nello sguardo di un altro. Il secondo, quello con una ragazzina vittima di un crimine ancora da decifrare che accenderà non pochi campanelli nella memoria di Davide, dato che l’aggressione potrebbe essere collegata a un vecchio e pericoloso reportage abbandonato in un cassetto.
Come si lega tutto questo a una storia d’amore del passato? Giovanni è un giovane pittore, siamo nella Terracina degli anni ’70, viene da una famiglia agiata ma la passione per l’arte lo allontana sempre più dai desideri di un padre austero che vorrebbe per il figlio una carriera sicura e redditizia. E poi c’è Maria, la sfumatura di colore che manca alla sua tavolozza, l’amore impossibile da difendere con i denti. Sembrano tempi e mondi e lontani ma l’autrice intreccia i fatti e i loro strascichi nel tempo suscitando grande stupore nel lettore.
Un romanzo godibile, richiami a luoghi lontani, danzatrici e cibi che regalano viaggi a occhi aperti durante la lettura, si arriva al finale con il desiderio di capire cosa realmente sia accaduto non solo nel presente ma anche nel passato.
L’autrice è molto dettagliata nella descrizione dei suoi personaggi e dei luoghi di ambientazione: viene voglia di perdersi tra le vie di Terracina, di assaggiare i biscotti del vecchio forno del paese e perché no, di gustare una cena a base di specialità siciliane. Questa grande attenzione al dettaglio caratterizza anche le scene di sesso, che a un gusto puramente personale risultano eccessive e poco credibili. Parlo di gusto personale perché in un romanzo preferisco un erotismo velato ed elegante a una scena di sesso descritta fin troppo esplicitamente, ma sicuramente per altri l’attenzione riservata a questo aspetto della storia potrebbe essere un punto di forza e non penalizzante come lo è per me.
Sicuramente un romanzo che si fa leggere con grande interesse, non il primo per l’autrice che anche in altri lavori ha trasportato la sua passione per la danza orientale, regalandoci la bellezza e il mistero di mondi che tanto solleticano la nostra curiosità.