L’ombra delle due colonne
A Ca’ Gritti, nel sestiere di Cannaregio, è stato commesso un omicidio. La vittima, una nobildonna, giace supina nella camera da letto pervasa da un odore acre di fumo. Il cadavere si mostra infatti parzialmente bruciato, le braccia incrociate sul petto, con ferite al collo causate dai fendenti di una lama che ha reciso la carotide e la giugulare. Nulla in confronto allo scempio che con abilità chirurgica è stato compiuto su un’altra zona del corpo, tale da impressionare perfino gli inquirenti più avvezzi all’orrore. Ne è scosso anche Giacomo Casanova, durante il sopralluogo sulla scena del delitto. Non solo scrittore raffinato e seduttore destinato a una fama leggendaria, nel 1754, due anni prima della rocambolesca fuga dai Piombi, presta la sua opera al servizio della Quarantia Criminal per ingraziarsi gli Inquisitori di Stato della Serenissima. Tuttavia la raccapricciante vicenda minaccia di spingersi ben oltre le ordinarie investigazioni. Per impedire che l’assassino lasci la città sono già state prese le misure necessarie, come il divieto alle stazioni di posta di fornire cavalli o gondole a sconosciuti, ma forse la morte è a Venezia per restare. E Casanova, alla storia della sua vita fatta di amori, duelli e imbrogli, dovrà aggiungere questa impresa della ragione condotta per il trionfo della giustizia.
Hai letto anche tu il libro? Lasciaci un commento…

Il fatto che questo romanzo abbia trovato spazio nella collana “Il Giallo Mondadori”, rischia di essere fuorviante. Intendiamoci: si tratta di una storia poliziesca con tutti i crismi, ovvero il racconto della caccia a un efferato serial killer, soprannominato “Il beccaio” (così anticamente venivano chiamati i macellai), nella Venezia di metà 700, tra misteri e false piste, e con un inatteso scioglimento finale. Epperò in questo “L’ombra delle due colonne” (trattasi del luogo dove veniva allestito il patibolo per i condannati a morte) sono prevalenti altri due generi letterari: la narrativa storica e la biografia romanzata.

Innanzitutto è notevole, per precisione e varietà di dettagli, l’ambientazione veneziana settecentesca, che ci rende un’immagine  della “Serenissima” molto differente a quella cui siamo abituati, non tanto per la diversità dei luoghi (Venezia è sempre la stessa da secoli, un inconfondibile museo a cielo aperto) ma per la disinvolta  mentalità e i costumi aperti. Abbiamo così una ulteriore prova che la gemma della laguna è stata, e particolarmente nel 18° secolo, un eccezionale crogiuolo socio-culturale.

Non passa inosservata la cura, da parte dell’autore, nell’adeguarsi , nei dialoghi come nelle descrizioni , ad un forbito stile baroccheggiante, ben adatto al narratore e punto di vista della storia: Giacomo Casanova.

Casanova, certo. Il tributo al genere biografico sta soprattutto nell’aver messo il libertino per eccellenza nei panni di investigatore, tra l’altro senza forzatura perché Casanova avrebbe potuto assumere un incarico di quel genere secondo gli usi amministrativi del tempo.

Non solo. Nel romanzo compaiono altri due personaggi storici di cui viene fornito un gustoso ritratto: il poeta Giorgio Baffo, beffardo verseggiatore “piccante” (ma sarebbe più proprio dire “sconcio”) in vernacolo che esercita con rigore e serietà, contraddittoriamente,  il ruolo di pubblico magistrato.

E poi il Conte di Saint Germain, grande negromante o grande impostore a seconda dei punti di vista, di cui si narra uno spumeggiante quanto ambiguo passaggio per Venezia.

Tornando a Casanova, il romanzo si fa apprezzare cogliendo appieno l’essenza di questo protagonista del tempo, il cui approccio verso il mondo femminile è specchio della sua filosofia di vita. Al contrario dell’altro grande seduttore, questo letterario, Don Giovanni, per cui una conquista vale l’altra (”Madamina, il catalogo è questo/Delle belle che amò il padron mio/(…)V’ha fra queste contadine/cameriere, cittadine/V’han contesse, baronesse/ marchesine, principesse/E v’han donne d’ogni grado/ D’ogni forma, d’ogni età), per Casanova ciascuna conquista è speciale. Egli è volubile per la brama di sperimentare la varietà femminile (metafora di quella del mondo), ma non ipocrita. Prima del loro corpo, delle donne ama l’anima. E in tutto quello che fa, compreso l’investigatore, mette la sua, di anima.

 

Dello Stesso Genere...
Noir
lfredella
Brucia l’aria

Anni Novanta. Estate. Un non precisato paese nel triangolo compreso tra la provincia di Bari, Brindisi e Taranto. Una provincia in cui le alternative lavorative

Leggi Tutto »
Giallo
mdifelice
L’isola

Recensione di Marianna Di Felice Hulda Hermannsdóttir oltre ad essere ispettore della polizia di Reykjavik è un personaggio mitigato e caratterizzato da una forte umanizzazione

Leggi Tutto »

Lascia un commento