Ed eccoci al nuovo appuntamento, regalatoci da Paolo Roversi, con il commissario Botero e le sue vecchie maniere. Botero è affetto da una malattia particolare, la tecnofobia, il rifiuto della tecnologia. Tecnofobia? Prendi il bugiardino di riferimento, e ti ritrovi a fare i conti con “ inutilizzo di apparecchi elettronici da molti anni; possibili convulsioni dovute ad uso di smartphone , computer, schermi a led e tablet, niente cellulari, niente ascensori, niente caffè con le capsule, avversione forte per la modernità …. “. Botero che non viene ritenuto in grado di gestire queste difficoltà e di conseguenza è indirizzato verso lo psicoterapeuta, o strizzacervelli. Nonostante, stranerie, uso del fax e non della email, e difetti, è ritenuto il miglior investigatore in circolazione, visto il suo istinto infallibile . Le vecchie maniere hanno un riferimento: la sincerità che è l’unico veleno che non lascia tracce ma sicuramente una valanga di persone offese. Botero che ha un utensile, ovviamente alla vecchia maniera, per rilassarsi: il rasoio, oppure camminare per pensare, indagare, riflettere, risolvere i misteri. La “ cortina di ferro” ed il “ bunker “ la sede della squadra d’investigazione, il luogo giusto per Botero. Botero con il riferimento: “ ogni indagine inizia con l’osservazione e finisce con la deduzione, e ciò che sfugge nel primo momento diventa chiaro subito dopo “; Botero: il pranzare è una perdita di tempo e la fortuna non esiste, che individua le indagini come il gioco del biliardo: quando saper spingere e quando lasciar correre. Bottero o risolve il caso o va in tilt con domande che se sono mal poste se non producono nulla di buono. Botero che sembra riprendere da “ L’arte della guerra “: le partite si vincono convincendo l’avversario che sta facendo le mosse giuste “. E poi c’è, di nuovo, Kaminiski, esperto di esplosivi, con il quale c’è una sfida in corso da tempo, una sfida comparabile con il “ biliardo all’italiana “ dove ognuno fa la propria mossa ed il più abile vincerà la partita. Un Botero che, più che si avanti, e le similitudini con il famoso Tenente Colombo sono sempre più evidenti, a partite dal cane, il fido cane. E per non farsi mancare niente, ecco lo spuntare dei servizi che intendono sbrogliare i misteri e sono misteri nei misteri. Alla vecchia maniera è u imperativo categorico per il nostro presente, e perché no, il nostro futuro. Grazie Roversi per scrivere pagine che sono una barriera nel modo del tutto sbagliato di usare la tecnologia.

Noir
Recensione a cura di Elio Freda Noir atipico questo romanzo di Antonio Mesisca almeno stando alle “regole” classicamente riconosciute al genere. La cosa che più
