Le predestinate
Germana, idealizzando i segnali propiziatori di un amore giovanile, non esita a sfidare la disapprovazione della famiglia, che arriva a ripudiarla troncando qualsiasi rapporto con lei, e lascia la propria casa per iniziare una nuova vita con l’uomo che ama. Questa disobbedienza, come un anatema, segnerà il destino di tutta la sua famiglia. Non serve molto tempo a Germana per capire quanto il marito sia una persona ben diversa da quella che la aveva fatta innamorare. L’uomo infatti, ostentando un fervore religioso al limite del fanatismo, spesso motivato più dal tornaconto che dalla fede, costringe moglie e figli ad una vita reclusa e repressa, supinamente arresa alla sua volontà di padre- padrone fannullone e violento. La speranza di Germana che assecondare la volontà del marito di impartire ai figli nomi simbolici di benedizione quali Luce, Aurora, Sole, Alba e Benedetto potesse essere di buon auspicio si infrange impotente di fronte al destino che incombe, inesorabile, su tutti loro. Germana, fragile e impotente, lacerata dal rimorso per una passione segreta vissuta all’ombra del sotterfugio, si abbandona alla consunzione, lasciando le figlie in balia del padre. Tutto insomma inizia ad ingarbugliarsi e a intorbidirsi, rendendo sempre più instabili i già precari equilibri famigliari. Anche il successo dei meravigliosi capelli rossi delle ragazze, le chiome di fuoco che incanteranno infinite platee di spettatori estasiati, si nutrirà di un bieco segreto, che le renderà conniventi di una menzogna motivata esclusivamente della venalità senza scrupoli del padre. In una concatenazione interminabile di eventi altalenanti tra lutti e rinascite, crolli e ripartenze, ricchezza e povertà, amore e odio, la vita di Sole e delle sue sorelle, incapaci di trovare equilibri stabili e individuali, scorrerà sghemba e tossica nell’alveo di un solco comune, lontano dal quale pare impossibile procedere, se non a costo di maggiori sventure. La predestinazione esiste, sembra sostenere Sole, l’unica sorella che alla fine non viene intaccata dalla follia che consuma tutti i membri della famiglia, e il racconto della sua famiglia vuole dimostrarlo.
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Il titolo, emblematico e provocatorio, racchiude il nodo centrale di questo romanzo. Costruiamo noi il nostro destino o siamo solo gli interpreti di un copione già scritto?

Dino Cassone affronta questo tema raccontando gli intrecci di una improbabile famiglia vissuta in un tempo indefinibile, legata da un invisibile filo di inconcepibile indissolubilità, nutrito e consumato tra fragilità, decadenza morale e malattia mentale, caratterizzato da rapporti tossici e connivenze passive e animato e tentativi più o meno riusciti di riscatto.

L’anatema dei nonni materni, incapaci di perdonare alla madre un errore di gioventù, pare abbattersi su tutta la famiglia, schiacciandola.

Sole, la terza figlia, racconta la propria storia a posteriori, attraverso la narrazione della vita dei familiari, e sceglie di farlo con un distacco da cronista, senza indulgere troppo in giudizi individuali. Snocciola il racconto della sua famiglia come una continua concatenazione di eventi ineluttabili, e quindi di per sé accettabili, anche quando appaiono iperbolici e inverosimili.

Le fasi della vita si avvicendano in sequenza cronologica, snodandosi in un percorso di accadimenti, talvolta positivi e altre dolorosi, declinati con la pacata accettazione di chi pensa che non sia possibile modificare il corso del proprio destino, se non a costo di maggiori sventure, come dimostra chi ci ha provato.

Sole, indifferente al proprio destino, già segnato e quindi non modificabile, dedica la sua attenzione all’osservazione e alla protezione della vita delle sorelle, inutilmente tese alla costruzione di un futuro autodeterminato, e quindi condannate all’infelicità o al fallimento.

Cassone ha realizzato, attraverso una narrazione apparentemente semplice e lineare, una saga complessa dal sapore gotico al limite del distopico, alleggerita da momenti di realismo magico tipici della letteratura sudamericana.

Questo romanzo, infatti, è denso di metafore e simbolismi, da leggere tra le righe, alla ricerca delle analogie con il reale che ognuno, in un modo o nell’altro, può riconoscere come parte della propria interiorità.

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