Trama
Per sondare gli abissi della psiche di un assassino serve un valente strizzacervelli? Macché, basta cercarne le radici in una sonnolenta cittadina del Texas, dove il vicesceriffo locale, l’insondabile Lou Ford, sente che sta riprendendo vigore nel suo intimo la malattia, una follia incontrollabile che sfocia in reazioni inconsulte. Incaricato di cacciare dai confini urbani una sciantosa che adesca clienti, tra cui il figlio del ricco petroliere del luogo, finisce per seminare una lunga scia di violenza dietro di sé, tappando una falla da una parte e aprendone una nuova da un’altra. Malefatte che è lo stesso protagonista a raccontare al lettore, in una sorta di confessione fiume, in tempo reale, come se non fosse Jim Thompson bensì Lou Ford stesso a prenderlo per mano e a trascinarlo nell’insensato vortice della sua violenza cieca.
Recensione di Elia Banelli
Ci sono tanti argomenti a sostegno della necessità, per gli amanti del giallo e del thriller, di leggere Jim Thompson almeno una volta nella vita.
Potrebbe bastare solo un estratto della prefazione che nel 1989 gli dedicò un certo Stephen King:
“Un classico americano che merita uno spazio sullo scaffale accanto a Moby Dick, Le avventure di Uckleberry Finn, Fiesta e Mentre morivo”.
Ma forse non basterebbe nemmeno quella. “L’assassino che è in me”, romanzo che ha ispirato il film di Michael Winterbottom nel 2010 con uno straordinario Casey Affleck, è da considerarsi un cult del genere. Scritto nel 1952 e riproposto quest’anno dall’editore Harper Collins con una nuova veste grafica, ci proietta a Central City, una sonnolenta cittadina del Texas, durante il periodo del boom petrolifero.
Il vicesceriffo locale, Lou Ford, incaricato di allontanare dalla zona una prostituta che adesca clienti, tra cui il rampollo del ricco industriale del posto, diviene il protagonista di una follia incontrollabile che sfocia in reazioni inconsulte che lo proiettano in una spirale di violenza cieca e di una serie di omicidi a catena che sembrano non volgere mai al termine.
Vicende sanguinare che il vicesceriffo Ford racconta in prima persona come fosse lo stesso Jim Thompson ad accompagnare per mano il lettore in un flusso vorticoso di pura follia.
Tra gli autori di riferimento dell’hard boiled e del romanzo di provincia americano, Jim Thompson confezione una storia credibile con un linguaggio semplice e diretto, senza troppi fronzoli letterari e con uno stile agile, incisivo, che arriva dritto al punto, come lui stesso racconta in una di queste pagine dal ritmo incandescente e rocambolesco:
“In un sacco di libri che ho letto, sembra che l’autore vada in tilt ogni volta che arriva a un momento cruciale. Comincia a trascurare la punteggiatura, a buttar giù le parole tutte insieme e a blaterare di fulgide stelle nel cielo e di inabissarsi in un profondo mare senza sogni. E non riesci a capire se l’eroe si sta portando a letto la sua ragazza o la borsa dell’acqua calda. Forse quel genere di stronzate dovrebbe essere roba profonda… Un mucchio di critici se la bevono, ho notato. Per come la vedo io, lo scrittore è solo troppo schifosamente pigro per fare il proprio mestiere. E io sarò anche un sacco di cose, ma non sono pigro. Vi dirò tutto quanto”.
Buona lettura.
Dettagli
- Copertina flessibile: 302 pagine
- ISBN-10: 8869055396
- ISBN-13: 978-8869055393
- Dimensioni: 14 x 2.6 x 21 cm
- Editore: Harper Collins Italia (30 gennaio 2020)