L’amore e altre forme d’odio, vincitore del Premio Chiara 2006, è stato pubblicato in una nuova edizione nel 2020 da La nave di Teseo. Si tratta di una raccolta di 21 racconti taglienti, vicende che appartengono al quotidiano, problemi che le coppie affrontano nel corso della vita montano in poche righe e si consumano nascosti dallo sguardo altrui tra le mura di casa.
Mi ha colpito molto l’uniformità che governa questi racconti narrati in prima persona da un narratore in grado di vivere con distacco vicende che gli appartengono, quasi si trattasse di un giornalista di cronaca inviato sul campo e intento a commentare i fatti. Il tono dei racconti è solo in apparenza monocorde: questo espediente narrativo permette ai personaggi di raccontare i loro problemi più intimi con distacco, quasi fossero spettatori delle loro stesse esistenze.
Non ci sono lunghe riflessioni, le emozioni arrivano al lettore ma non ve n’è traccia scritta sulla pagina: i personaggi di queste storie sono privi di una vera e propria personalità, piuttosto rivestono un ruolo nella storia, che si tratti del marito, la moglie, il figlio o l’amante, non sono neanche descritti fisicamente; eppure ciascuno esprime il proprio carattere, manifesta il proprio mondo interiore attraverso gesti e dialoghi (anche questi ridotti all’osso).
L’ambiente comune in cui si svolgono le storie sono le abitazioni e anche in questo caso si ha la sensazione che queste storie possano appartenere a qualunque casa, persino la nostra o quella del nostro vicino: pochi dettagli sulla pagina e tanto spazio lasciato alla fantasia del lettore che inconsciamente riempie i vuoti.
Questo è l’aspetto che mi ha più colpito della prosa di Ricci, la maestria nel dire senza aver detto, la capacità di far creare persone e mondi ai lettori attraverso una scelta mirata di dettagli che siano al contempo specifici ma generici, proprio per semplificare l’opera di costruzione di luoghi e la caratterizzazione dei personaggi.
Sono tutti racconti brevi, una prosa essenziale, parole soppesate una per una, una sfida a dire molto in pochissimo spazio: caratteristica questa che mi ha ricordato un maestro del racconto di questo tipo come Carver.
Un libro che vi consiglio, una perla da tenere in libreria e magari da andare a recuperare quando si ha voglia di riflettere, poiché questi racconti risuonano, rimangono nascosti nell’animo e sembrano assumere sempre un gusto diverso, acquistano nuovi sentori olfattivi che si sprigionano freschi tra una (ri)lettura e l’altra.