Recensione a cura di Dario Brunetti
Lo storico autore della Fratelli Frilli di Genova Roberto Negro, torna con un nuovo romanzo dal titolo L’agonia della falena. Ritroviamo così il commissario Scichilone dare la caccia a un pericoloso serial killer che sta seminando il panico nella città di Ventimiglia.
Costretto a rinunciare a un viaggio a Firenze imposto dalla sua fidanzata Laura, deve raggiungere il luogo dove si è consumato in maniera brutale un omicidio ai danni di una prostituta.
La scena del crimine è da film dell’orrore, la vittima è stata barbaramente assassinata con innumerevoli coltellate, alcune da sfigurarle il volto. A cosa è dovuto tutto questo accanimento nei suoi confronti?
Non sembra un omicidio organizzato tutt’altro, una violenza inaudita di tale portata fa pensare che si tratti di follia omicida.
Il commissario coadiuvato dall’ispettore Capurro dovrà far partire le sue indagini interrogando i clienti abituali della vittima, ma a distanza di pochi giorni si ripeterà lo stesso identico crimine nei confronti di un’altra prostituta.
Non trova pace il povero Scichilone, dopo il malcontento della sua fidanzata Laura per non aver trascorso una vacanza con lei a Firenze, si dovrà sorbire pure i richiami e le vessazioni del questore che non perde mai occasione di farlo sentire un’incapace.
Eppure il trasandato e imperfetto commissario ce la mette tutta nel suo lavoro e si getterà a capofitto in questa complessa e insidiosa indagine.
Il romanzo non ci riporta solo al presente, ma ad un passato fatto di violenze e crudeltà subite da un ragazzino che ha visto morire il suo genitore che nel corso degli anni ha subito umiliazioni che l’han portato a reagire. Siamo nel 1990 sempre a Ventimiglia.
L’agonia della falena è un romanzo a metà tra un noir a tinte forti e un thriller ad alta tensione sviluppato su due piani temporali scritto con uno stile immediato e asciutto che focalizza l’attenzione su una tematica molto delicata inerente ai traumi infantili.
Una problematica che può avere un impatto devastante soprattutto in età adulta, influenzandola e determinando mancanza di relazioni con il prossimo, visioni distorte della realtà e problemi emotivi.
Viene messa a repentaglio proprio la costruzione dell’identità del soggetto che rimane imprigionata dal trauma subito in età infantile.
La narrazione di un romanzo seppur di fantasia ben congegnato mette in evidenza degli aspetti rilevanti su tale tematica.
Intanto il nostro protagonista sarà chiamato a una corsa contro il tempo per fermare il pericoloso serial killer che si insidia nel cuore della notte pronto a colpire.
Ma quale sarà il filo conduttore che lega questi efferati delitti?
Non c’è solo il commissario Scichilone a indagare, c’è l’ombra della malavita organizzata a volerci vedere chiaro capeggiata dalla potente cosca calabrese del boss Salvatore Cannizzaro.
Ennesima prova maiuscola dell’autore astigiano che ci fa ritrovare il suo personaggio malinconico e che deve affrontare un male oscuro e ancestrale, spietato come non mai, chiamato a una resa dei conti personale che relega l’essere umano a voler trovare una vendetta ingiustificata figlia di un passato che non si dimentica e che fa di sé stesso un eterno sconfitto.
Negro maneggia con cura questo genere letterario da tanti anni e anche questa volta non tradisce le attese dei lettori offrendo un ennesimo romanzo di indiscussa qualità.
Buona lettura!