LA  STAGIONE  DEL  PIPISTRELLO con Sarti Antonio e la compagnia della Malora
“Nella Bologna di un anno che verrà, il mio questurino continua a fare il suo mestiere. Meglio che può. Anche se la città non somiglia neppure da lontano a quella dove ha cominciato la carriera.” Non è più un’isola felice della cultura, è una città sporca e violenta, in cui si vive una quotidianità miserabile. A sancire un prima e un dopo, in città e nel resto del Paese, è stata la stagione del pipistrello, come molti hanno soprannominato il periodo del Coronavirus. È in questa Bologna in preda agli estremismi di destra e alle nuove droghe sintetiche che una notte Sarti Antonio e il suo compare Rosas rinvengono il cadavere di un uomo in mezzo ai cumuli di rifiuti. Ma nulla è come sembra, e quando all’ospedale Sarti si ritrova di fronte la vittima, scopre che si tratta di una donna, e dietro il volto gonfio e livido riconosce un’amica di lunga data, la Biondina: una prostituta che esercita nel suo appartamento del centro storico, dove il questurino è di casa. Mentre lei lotta tra la vita e la morte, Sarti, turbato come raramente l’abbiamo visto, si mette a indagare insieme al resto della “Compagnia della Malora”, partendo da un dettaglio che non gli torna: sul fondoschiena della donna c’è un tatuaggio appena eseguito, un cerchio che contiene una croce nera e una sigla… Macchiavelli mette alla prova il suo questurino con un caso che gli sta più a cuore della sua stessa vita, calandolo in un futuro imminente in cui, con la visionarietà che appartiene ai grandi narratori, proietta le tendenze più inquietanti del nostro presente.
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Recensione a cura di Edoardo Todaro

Ed eccoci ad avere a che fare con l’ultima vicenda descritta da  Loriano Machiavelli riguardante il sergente Sarti Antonio, e come sempre accaduto in precedenza, abbiamo a che fare con Bologna e la lotta che Sarti, in modo impari conduce con/in questa città e con la sua quotidianità. Una Bologna dalle tanto città, con povertà, miseria, prostituzione, spaccio di sigarette e di una umanità disperata che fanno parte del passato Anche in questo caso Sarti si misura, e ci conduce a confrontarsi, con una anomala filosofia di vita determinata dalla cosiddetta riqualificazione urbana. Una Bologna che non c’è più, planimetrie a parte .Non solo la Bologna cantata da Guccini ( vecchia, dotta e grassa ) ma anche il “ Pilastro”: la malavita locale e di importazione ed i morti della Uno Bianca . Ma non è solo la città che cambia e si modifica.  Abbiamo a che fare con tutti, nessuno escluso, caffè compreso, certamente non quello delle capsule di plastica nelle macchinette che sono come “ una supposta nel sedere “,  i personaggi di riferimento di Macchiavelli, a partire da Settepaltò a Raimondi Cesare “ èvverocomesicidice “; al Talpone, oggi con il suo ricostituente miracoloso. Bologna: “ Il cerchio di gesso “, a molti non dirà niente di sicuro ma che invece ebbe un ruolo importante nella produzione culturale degli anni ’70 bolognesi e non solo; il Reno … .Quanto ci viene descritto è di fatto, la storia di una città che la si può trovare non tanto nei libri, nei saggi, ma nella vita vissuta dalle strade, della città come ad esempio le strade del ghetto , dove proprio Sarti abita; vie che hanno nomi di santi ma che in realtà sono malfamate. Un sergente, Sarti, che si deve, obbligatoriamente, rapportare con le trovate dei superiori e con l’ultima droga sintetica, Profeta, arrivata ultima sul mercato ma prima in quanto a dannosità. Macchiavelli/Sarti che ha a che fare con il prima e/o il dopo; il prima ed il dopo di una pandemia, il “ carogna virus “ che non può che lasciare il segno, i vaccini, le industrie farmaceutiche che “ vogliono salvare il mondo “; aggiornare il computo degli anni si rende necessario, ante e dopo? assumere ante e dopo la pandemia come riferimento. Ma se proprio la si vuole dire tutta, Sarti deve rapportarsi con la colite spastica di origine nervosa … voluta, desiderata ma deleteria. Macchiavelli  che si mette in gioco rispetto al proprio ruolo di scrittore come si evince dal “ versetto diciannovesimo “ CHI CERCA LA REALTA’ IN UN ROMANZO COMPIE UN REATO CONTRO NATURA …. “. In questa nuova avventura Sarti accentua il suo schierarsi a fianco ed a sostegno dei disperati, già in precedenza avvenuto. Ma se prima abbiamo scritto de il “ Pilastro “ e della Uno Bianca un motivo non secondario c’era in quanto a proposito di incendi agli insediamenti dei senza casa, al fuoco come purificatore; come portatore di “ pulizia “; alla discarica di rifiuti umani. E’ un Sarti che anche in questo caso filosofeggia con i massimi sistemi della vita che mette al centro il proprio modo di essere con  il domani che diviene un punto di domanda da affrontare.” La stagione del pipistrello “ che ci pone a fianco dei disertori e non dei soldati; ci porta Brecht, Quasimodo ed Ungaretti … in definitiva un noir premonitore dei tempi che abbiamo di fronte. Come ho scritto, e come per chi legge, al centro di questo noir non è tanto il colpevole di turno ma bensì il contesto che caratterizza i soggetti che prendono vita dallo scrivere di Macchiavelli. Forse abbiamo avuto a che fare con le ultime 386 pagine con Sarti Antonio protagonista, sicuramente spero di sbagliarmi.

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