Recensione a cura di Edoardo Todaro
Ed eccoci ad avere a che fare con l’ultima vicenda descritta da Loriano Machiavelli riguardante il sergente Sarti Antonio, e come sempre accaduto in precedenza, abbiamo a che fare con Bologna e la lotta che Sarti, in modo impari conduce con/in questa città e con la sua quotidianità. Una Bologna dalle tanto città, con povertà, miseria, prostituzione, spaccio di sigarette e di una umanità disperata che fanno parte del passato Anche in questo caso Sarti si misura, e ci conduce a confrontarsi, con una anomala filosofia di vita determinata dalla cosiddetta riqualificazione urbana. Una Bologna che non c’è più, planimetrie a parte .Non solo la Bologna cantata da Guccini ( vecchia, dotta e grassa ) ma anche il “ Pilastro”: la malavita locale e di importazione ed i morti della Uno Bianca . Ma non è solo la città che cambia e si modifica. Abbiamo a che fare con tutti, nessuno escluso, caffè compreso, certamente non quello delle capsule di plastica nelle macchinette che sono come “ una supposta nel sedere “, i personaggi di riferimento di Macchiavelli, a partire da Settepaltò a Raimondi Cesare “ èvverocomesicidice “; al Talpone, oggi con il suo ricostituente miracoloso. Bologna: “ Il cerchio di gesso “, a molti non dirà niente di sicuro ma che invece ebbe un ruolo importante nella produzione culturale degli anni ’70 bolognesi e non solo; il Reno … .Quanto ci viene descritto è di fatto, la storia di una città che la si può trovare non tanto nei libri, nei saggi, ma nella vita vissuta dalle strade, della città come ad esempio le strade del ghetto , dove proprio Sarti abita; vie che hanno nomi di santi ma che in realtà sono malfamate. Un sergente, Sarti, che si deve, obbligatoriamente, rapportare con le trovate dei superiori e con l’ultima droga sintetica, Profeta, arrivata ultima sul mercato ma prima in quanto a dannosità. Macchiavelli/Sarti che ha a che fare con il prima e/o il dopo; il prima ed il dopo di una pandemia, il “ carogna virus “ che non può che lasciare il segno, i vaccini, le industrie farmaceutiche che “ vogliono salvare il mondo “; aggiornare il computo degli anni si rende necessario, ante e dopo? assumere ante e dopo la pandemia come riferimento. Ma se proprio la si vuole dire tutta, Sarti deve rapportarsi con la colite spastica di origine nervosa … voluta, desiderata ma deleteria. Macchiavelli che si mette in gioco rispetto al proprio ruolo di scrittore come si evince dal “ versetto diciannovesimo “ CHI CERCA LA REALTA’ IN UN ROMANZO COMPIE UN REATO CONTRO NATURA …. “. In questa nuova avventura Sarti accentua il suo schierarsi a fianco ed a sostegno dei disperati, già in precedenza avvenuto. Ma se prima abbiamo scritto de il “ Pilastro “ e della Uno Bianca un motivo non secondario c’era in quanto a proposito di incendi agli insediamenti dei senza casa, al fuoco come purificatore; come portatore di “ pulizia “; alla discarica di rifiuti umani. E’ un Sarti che anche in questo caso filosofeggia con i massimi sistemi della vita che mette al centro il proprio modo di essere con il domani che diviene un punto di domanda da affrontare.” La stagione del pipistrello “ che ci pone a fianco dei disertori e non dei soldati; ci porta Brecht, Quasimodo ed Ungaretti … in definitiva un noir premonitore dei tempi che abbiamo di fronte. Come ho scritto, e come per chi legge, al centro di questo noir non è tanto il colpevole di turno ma bensì il contesto che caratterizza i soggetti che prendono vita dallo scrivere di Macchiavelli. Forse abbiamo avuto a che fare con le ultime 386 pagine con Sarti Antonio protagonista, sicuramente spero di sbagliarmi.