La partita di Monopoli
A una manciata di chilometri da Taormina, l’omicidio di Rosa Squillace, facoltosa ereditiera dell’azienda agricola La zagara, sconvolge la comunità del tranquillo borgo marinaro di Castellace. A confrontarsi con la soluzione del caso sarà il maresciallo dei carabinieri Stefania Barbagallo, che dovrà dividersi tra un matrimonio in crisi, un marito assente, la gestione delle due figlie e un’indagine complessa, piena di risvolti imprevisti, che vede tra i principali sospettati Sara, figlia della vittima e sua ex compagna di banco. Con l’aiuto dell’amica farmacista Clara, Stefania si troverà a risolvere un rompicapo apparentemente senza regole, proprio come una partita di Monopoli in cui vince chi sa imbrogliare di più.
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Recensione a cura di Marika Campeti

Personaggi veri, vita quotidiana, empatia.

Sono queste le tre parole chiave che mi hanno fatto amare questo romanzo d’esordio scritto da Claudia Cocuzza.

Un romanzo fresco, che ci fa sentire vicine le protagoniste, simpatizzando con i loro problemi quotidiani, le ombre e gli sprazzi luminosi che condiscono le giornate di due personaggi davvero umani.

Stefania è la donna “marescialla” che dovrà sbrogliare l’ardimentosa matassa che avvolge l’omicidio di Rosa Squillace, una ricca ereditiera che ci risulta subito antipatica. Lodevole la capacità dell’autrice di presentarci la vittima sotto la lente della verità: per ciò che era davvero, non facendola passare per una  santa solo perché uccisa.

L’amicizia che trapela tra le pagine è un’altra protagonista della storia: quella tra Stefania e Clara, la farmacista del paese. Conoscendo Claudia è stato divertente immaginarla nella doppia veste delle forze dell’ordine e della farmacista, visualizzandola dietro al bancone alle prese con le richieste più disparate dei clienti, e seduta davanti alla sedia degli interrogatori.

Ed è proprio l’amicizia che aiuta Stefania a svolgere le indagini, perché lei, momentaneamente abbandonata dal marito per motivi di lavoro, facendosi carico del ruolo di madre e di padre con le sue due figlie, ha bisogno di una spalla a cui appoggiarsi per andare avanti e fare chiarezza nei suoi pensieri.

Stefania non è la donna in divisa tutta d’un pezzo che si comporta e appare come un supereroina. No, lei è prima di tutto una mamma che non riesce a gestire come vorrebbe le sue figlie, che aspetta la telefonata di suo marito la sera, che si sente in colpa per l’aiuto che riceve quotidianamente dai suoi genitori. Per le sue fragilità, per la sua umanità, mi sono appassionata alla sua storia prima ancora che alla sua indagine. Perché ciò che rende unico un romanzo, è la capacità dello scrittore di rendere i personaggi persone vere.

Tra le righe, respiri di vita a tratti esilaranti che mi hanno fatto davvero bene al cuore: le figlie di Stefania riempiono la trama secondaria con le loro battute, i loro problemi, la loro visione del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ottima la struttura del giallo che nel finale lascia un senso di amarezza nel palato del lettore. Originale e beffarda l’arma del delitto, inaspettato l’assassino e il suo movente.

Ora però tutti vogliamo sapere cosa ne sarà del matrimonio tra Stefania e Attilio. Claudia Cocuzza sbrigati a scrivere il seguito.

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