Trama
Guatemala, anni Cinquanta. Il Paese è diviso tra violenza di Stato e guerriglia. Su un’altura, circondata da vulcani, la Casa de la Abeja cela la vita e i segreti di chi ci vive: Miranda, una ballerina canadese che nasconde la fine della carriera e di un amore dietro a un’avventata proposta di matrimonio; Santiago, un sindacalista ladino che lotta per i diritti degli indigeni maya; Mita, una donna che per amore di una bambina decide di vivere insieme all’uomo che l’ha violentata. E, tra tutti, Vitalba Suárez che di Miranda e Santiago è la figlia e affida alla pittura rabbia e paura. Quando alla Casa de la Abeja si presenta Fernando Scania, l’amore mai dimenticato di Miranda, tutto precipita. Vitalba perderà se stessa e farà i conti con gli incubi che infestano i suoi sogni, ossessionata da un neonato senza volto e dal senso di colpa per aver causato la morte di un innocente.
Recensione a cura di Marika Campeti
La casa de la Abeja è un romanzo che ti prende le viscere e le attorciglia facendoti male, non dandoti però la possibilità di staccare gli occhi dalle pagine. Tutto il romanzo è inaspettato, la sua struttura, i personaggi così diversi nella costruzione e nel carattere rispetto a ciò che ci aspettiamo, il legami tra loro, la rabbia distruttiva che ognuno si porta con sé facendo a brandelli lo spirito di chi legge. L’autrice sovverte abilmente le aspettative del lettore, invertendo ruoli e sentimenti primari. In cima a tutto lo snaturamento del rapporto madre figlia, il “non istinto materno” di Miranda, la ballerina che vive la sua gravidanza come una deformazione del suo corpo, odiandosi e odiando tutto intorno a sé, come per una punizione auto-inflitta per la sua nuova vita in Guatemala. Non nasconde il disprezzo per la figlia, sradicando quell’idea di amore materno fatto di protezione e purezza che è tipico del rapporto madre-figlia.
Miranda non possiamo amarla, è dura e aspra come un fiore selvatico cresciuto in una terra sbagliata, l’ammiriamo per la sua bellezza e per le sue doti artistiche, ma ci risulta sin da subito “sbagliata”. E poi, a un certo punto del romanzo, la protagonista diviene sua figlia, Vitalba. Una ragazzina più matura della sua età che colpisce come una freccia intinta prima nell’oro e poi nel veleno. Vitalba e la sua forza, Vitalba e la sua arte, Vitalba e la sua rabbia, Vitalba e la sua lucida follia, Vitalba e la sua dipendenza da chi le fa del male.
Intorno a loro un amore che si rimanda da madre e figlia, Fernando Scania, un ragazzo che nel corso della storia diventa un uomo, troppo scanzonato per Miranda, troppo maturo per Vitalba.
Intorno a questo triangolo d’amore impossibile, le vicende storiche di un Guatemala in fiamme, violato nelle sue radici, violentato e reso schiavo. Tutto il contorno storico e geografico fa supporre un’approfondita ricerca da parte dell’autrice, dalle strade alle dinamiche governative e militari, una ricerca che riporta a galla orrori quotidiani di un paese flagellato.
Un romanzo che resta dentro anche nei giorni successivi alla lettura, è difficile dimenticare Vitalba.
Dettagli
- Genere: Narrativa contemporanea
- Copertina flessibile: 428 pagine
- Editore: Dark Zone (29 maggio 2019)
- Collana:
- Lingua: Italiano
- ISBN-10 : 8899845727
- ISBN-13: 978-8899845728