Recensione a cura di Dario Brunetti
Settimo romanzo della serie dedicata alle indagini del commissario Bertè, torna cosi Emilio Martini ovvero le sorelle Elena e Michela Martignoni.
Il commissario con il lungo codino è impegnato sempre a Lungariva nell’omicidio di Sebastian Scettro detto il Marinero, trovato cadavere in una barca a vela, assassinato con tre proiettili al cuore.
Sebastian Scettro non ben visto dai suoi fratelli e appartenente ad una famiglia facoltosa aveva scelto una vita lontano da Lungariva e da tutti, fino a scomparire per ben lunghi nove anni a bordo di un piccolo sloop nordico, frequentava brutti ambienti della malavita e pendeva sulla sua testa un’accusa di stupro.
L’unica persona affezionata a Sebastian è sua nonna che ha sempre creduto in lui nonostante le avversità e non accetta il fatto che il ritorno del nipote non è proprio dei migliori visto che viene assassinato.
Chi covava tanto odio nei confronti di quest’uomo da volerlo uccidere?
Al commissario Bertè viene affidata questa ennesima indagine, piena di segreti, di amori nascosti e mai rivelati, gelosie e persino tradimenti, per non parlare di rancori famigliari.
Dopo l’ambientazione suggestiva di Capri del precedente romanzo, che aveva spiazzato i lettori entusiasmandoli ancora una volta, si ritorna a Lungariva e il canovaccio rimane più o meno sempre quello. Forse ci vorrebbe qualche novità che smuova le storie legate a questo personaggio fin troppo riuscito, a cui il lettore è affezionato già da tempo, ed eccola qua se qualcuno era in pensiero; quella che mette il commissario Bertè davanti ad una scelta importante: rimanere a Lungariva o tornare a Milano dove una proposta difficile da rifiutare lo attende alla Questura?
Un giallo gradevole con una nuova carrellata di personaggi che rendono la storia intrigante e con i soliti protagonisti, su tutti Marzia sempre piena di cure e attenzioni amorevoli nei confronti del buon Bertè, interessato a far luce sulla vita di Sebastian Scettro; ancora una volta cosa succede nella mente di una persona per arrivare a macchiarsi di un delitto?
Anche se un colpevole è consegnato alla giustizia, Bertè manifesta sempre quel senso di malinconia ed un coinvolgimento quasi totale nel prendere atto della sconfitta della persona a compiere quel gesto, non si può essere eccessivamente buonisti ma non si può essere totalmente indifferenti quando ci sono destini in ballo soprattutto di quelli che commettono un’azione delittuosa come quella avvenuta in questo romanzo, così il protagonista è spinto forse in quella rassegnazione nel comprendere la mente umana e le debolezze dell’animo.
L’apatia del commissario non manca mai come neanche il suo discreto fascino, ma ai lettori piace così!!!
E così sia!!!