Sei donne e un libro
“Prego consegnare alla Questura.” È il messaggio, vergato di fretta, accluso a un misterioso involto che uno spazzino ha rinvenuto alle prime luci dell’alba sui gradini di una chiesa. Nel pacco, avvolto in carta di giornale appuntata da spilli, il commissario De Vincenzi trova un camice bianco e quattro ferri chirurgici. Il bisturi, reca qualche macchia di sangue. Perché mai qualcuno si è preso la briga di inviare a lui quella roba, e per giunta il 21 marzo, giorno d’inizio della primavera? Il commissario, da persona superstiziosa qual è, non riesce a vederci solo una coincidenza. Quando poi viene chiamato d’urgenza nella bottega di un libraio dove giace il cadavere di un noto chirurgo e senatore, assassinato con due proiettili alla nuca, non gli occorre molta immaginazione per intuire che i fatti sono collegati. E che, in un turbine di personaggi dediti allo spiritismo e alle arti magiche, lo attende un caso decisamente al di fuori dell’ordinario.
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Recensione a cura di Edoardo Todaro

Essere considerata una casa editrice secondaria non significa non editare cose interessanti e valide. Dimostrazione di quanto scritto lo possiamo ritrovare nel lavoro svolto da “ Il covo della ladra “ nel portare alla luce la bravura di Augusto de Angelis De Angelis colui che a ragione può essere ritenuto il predecessore di Scerbanenco e per aver compreso come giallo e romanzo sociale siano un connubio imprescindibile, un tutt’uno. Il commissario de Vincenzi che legge tutto e soprattutto crede in tutto al limite della superstizione; un commissario dallo spirito contemplativo e dai mille pensieri, un poeta mancato finito a fare il commissario di polizia; che non dorme, ma si riposa, passando tutta la notte in questura. De Vincenzi che si trova tra le mani un caso su cui indagare, ma non un caso qualsiasi. Qualcuno gli ha “donato” dei ferri chirurgici ed un camice bianco e poi un morto, un cadavere eccellente,  ritrovato nella bottega di un libraio ( e che bottega ). Un uomo della Milano bene, è sì perche anche con De Angelis ci ritroviamo ad avere a che fare con Milano, inesauribile fonte di ispirazione per innumerevoli autori. Dicevamo del  commissario De Vincenzi che si arrovella tra i pensieri vista l’illogicità degli avvenimenti,che nonostante gli sforzi non riesce a trovare nessuna pista chiara e soddisfacente, che non prende mai appunti affidandosi esclusivamente al proprio cervello .Ma si arrovella anche sui massimi sistemi che si riferiscono all’universo. E quindi un commissario che acquista vivacità nel momento in cui si rende conto di avvicinarsi alla verità, che si dibatte tra dubbi e realtà con lo scetticismo che è la filosofia di pensiero a cui si attiene, e per quanto riguarda il lavoro investigativo ha quattro linee di condotta: 1) la sicurezza istintiva; 2) la lunga dimestichezza con la delinquenza; 3) la notte come momento migliore per avere il cervello libero, 4) il metodo psicologico che va oltre gli indizi .In mezzo a tutto questo si inserisce lo spiritismo, la filosofia occulta, genesi di tutte le religioni; la chiaroveggenza, l’indagare sugli enigmi. Augusto de Angelis ci ha lasciato, nel 1944, a 56 anni in seguito alle percosse subite per l’aggressione di un fascista ….. certamente scrivere con il suo stile, in quel modo nel 1936 non era certamente cosa facile, ed anche per questo , nonostante la distanza di tempo che ci separa dai suoi libri, che va ricordato e letto.

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