Il Provocatore. Il nulla è per sempre
Un deputato americano salta in aria nella sua auto a Sacramento. L’attentato è un campanello d’allarme per la Homerus Security, soprattutto alla luce della firma lasciata dalla finta giornalista che ha piazzato la carica esplosiva: una rosa infilata nella mano dilaniata della vittima. Lo stesso simbolo tatuato sul cranio di un ex dirigente della CIA torturato e decapitato da un misterioso killer che non conosce pietà. Forse il marchio di appartenenza a una qualche corporazione segreta. Ma si tratta di un messaggio o di una sfida? Sullo sfondo un’operazione contro una presa di ostaggi con uccisione di civili, anni prima, ha seminato una scia di sangue che continua a gridare vendetta. Mentre dalle ombre si affaccia un fantasma tornato dall’oltretomba: Waldemar Schoen, perfetta macchina da guerra, inarrestabile e senza paura. Le minacce incombono su tutti i fronti per Julian Bruce, agente provocatore, chiamato ad aprirsi la strada combattendo in un infinito gioco di specchi. Dove spesso gli eroi si confondono con i loro antagonisti. E viceversa.
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Devo dire che quella de ‘Il Provocatore’ è una delle serie di spy-action che, uscita dopo uscita, ha alzato sempre di più l’asticella in termini di qualità delle storie e dei personaggi che, di volta in volta, si sono trovati sulla strada del nostro protagonista, Julian Bruce, il Provocatore.

Già il protagonista delle storie è davvero notevole, un agente dell’intelligence che si infiltra nelle linee nemiche spacciandosi per amico, fedele collaboratore, ma che in realtà aspetta solo il momento giusto per colpire, supportato nelle retrovie dai compagni dell’agenzia Homerus Security. 

In questa sua terza missione il Provocatore se la deve vedere con un misterioso assassino che, uno dopo l’altro, uccide in modo tanto efferato quanto plateale, diversi agenti dei servizi dall’operato tutt’altro che limpido anzi, per dirla come va detta, decisamente in odore di corruzione. Ecco allora che la linea di demarcazione tra il bene e il male, ancora una volta, è poco netta e quello che sembra un nemico a cui dare la caccia, in realtà, potrebbe essere un amico a cui non si può negare aiuto e che proviene da un passato fatto di poche gioie e tanti dolori.

Il libro si legge che è un piacere ed è arricchito da un inizio e un finale che sono semplicemente una cannonata. Si parte con una apparentemente innocente madre di famiglia che, mentre guida tranquilla verso casa, subisce un attentato in piena regola; la sequenza è da manuale e da il via ad uno scenario degno di quel gioiellino di film che è ‘Spy’ con una Geena Davis strepitosa nella parte di uno smemorato letale cecchino che ritorna dal proprio oblio per salvare i suoi familiari, ignari di quale arma letale abbiano per moglie/madre. Fantastico!

Il finale è la degna conclusione di un romanzo perfetto! Adrenalina a profusione non solo per le situazioni d’azione ma anche da un punto di vista emotivo che non ci risparmia niente. Qui come nella vita reale, difficilmente tutto fila lascio, difficilmente non ci sono strascichi e perdite dolorose. Jo Lancaster Reno ci strappa il cuore senza pietà, e lo fa dannatamente bene tratteggiando personaggi che non puoi non amare, per la loro fragilità che è anche la nostra, anche se loro la nascondono dietro dotazioni da commando.

Due personaggi su tutti strappano la scena a Julian Bruce e compagni: Sharona Neil, la nostra killer ombra in fuga; l’autore ci porta con lei passo passo in mezzo alle pallottole che fischiano e anche nella sua vicenda straziante che ci farà innamorare di lei così come ci farà odiare profondamente Waldemar Schoen, tenente dell’FBI letteralmente insensibile al dolore, marcio, corrotto e inesorabile nella sua sete di vendetta.

Jo Lancaster Reno si conferma un maestro del genere, supportato come sempre dal suo fedele traduttore italiano Gianfranco Nerozzi. Un dinamico duo che, ne sono certo, continuerà anche in futuro a seminare morte, distruzione e storie strepitose all’insegna di un alto tasso di adrenalina! 

Alla prossima!

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