La notte del 21 luglio 1969 segna una svolta epocale nella storia dell’umanità: per la prima volta l’uomo sbarca sulla luna. Così quella luminosa e affascinate sfera, che accompagna da sempre le notti più belle, non è più un mistero. Non lei almeno.
Sulla Terra, più precisamente in quel di Bologna, un altro mistero viene alla luce, anzi, cade nel buio. È scomparsa una ragazzina, Stella.
Quattro amiche, una banda di coraggiose e tenaci adolescenti soprannominate le Miao Miao (a causa della loro propensione a salvare i gatti randagi dai pericoli della strada), dopo lo sgomento iniziale, non si perdono d’animo e decidono di avventurarsi alla ricerca della ragazza perduta.
Una delle piste iniziali le conduce verso un enigmatico ragazzo che, da giorni, va in giro cercando Stella. Che l’abbia trovata e rapita lui? D’altronde viene dal campo rom, è uno zingaro e potrebbe essere pericoloso. Almeno questo dicono tutti, questo pensa di lui la società.
Invece no. Zlatan sta cercando una Stella, ma si tratta della sua sorellina, l’unico pezzo di famiglia che gli è rimasto. Emerge, così, una sinistra verità: le Stelle stanno scomparendo e qualcuno ne è il responsabile.
Il ragazzino si unisce alla banda e, insieme, questo intraprendente gruppo approfondisce le ricerche, oltre che il concetto di amicizia, aldilà di schemi e i pregiudizi.
Da qui, però, la storia si fa seria, intricata e parecchio pericolosa.
Qualcuno minaccia il gruppo, qualcuno senza scrupoli che sembra stare sempre un passo avanti a loro. Tra indagini, tradimenti e colpi di scena, questa storia conduce a un epilogo per nulla scontato, accompagnando il lettore, pagina dopo pagina, a rivivere – o a vivere per la prima volta – pezzi della nostra storia recente che meravigliano e, al tempo stesso, confortano, nonostante si tratti di un giallo a tutti gli effetti.
Ebbene sì, questo giallo, dalle tinte addirittura un po’ noir (visti gli argomenti sociali e antropologici e piscologici che vengono trattati), è un magistrale esempio di letteratura per ragazzi. Attenzione, però, a non commettere l’imperdonabile errore di pensare che sia “solo” per ragazzi. Quest genere, infatti, rappresenta uno delle più meravigliose forme di letteratura.
Scrivere per ragazzi non è affatto scontato. Chi scrive ha (mai come in questo genere), la responsabilità di creare un lettore appassionato, di accompagnarlo aldilà del confine tra il “dovere” e il “piacere” della lettura. I capitoli brevi ma mai scontati, il lessico semplice ma sempre ricco, gli argomenti profondi e mai troppo semplificati; tutto concorre a esprimere la profonda fiducia che gli autori di questa tipologia di letteratura ripongono nei loro lettori. Ciò costituisce una garanzia di successo e meraviglia.
E non vi sono dubbi che “Sir” Luca Occhi è decisamente maestro in quest’arte.
Questo libro si legge di corsa, ma poi si torna indietro per assaporarne alcune parti con la giusta cura che esse meritano. Ci sono riferimenti a un passato che sembra così lontano, eppure rimane prezioso nei nostri ricordi. Che chi legge lo abbia vissuto o meno, il tempo dei fotoromanzi, degli sceneggiati, del Carosello, delle notizie alla radio, torna a nuova vita nella sua veste più bella.
Altissimi anche i riferimenti letterari che si affacciano, qua e là, nella storia e che emergono sotto la giusta luce, nonostante la narrazione serrata e mai banale.
Attraverso gli occhi di Bia, Betta, Annina e Cri, e quelli non convenzionali ma arguti e vissuti di Zlatan, il mondo prende una forma particolare, a volte pericolosa, ma precisa e accurata nel restituire un romanzo che è doveroso non solo leggere, ma anche consigliare.
Perché a leggere i libri per ragazzi dovrebbero essere soprattutto quelli che ragazzi non sono più, ma che forse, in fondo, lo saranno per sempre.


