Il manoscritto
Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un’altra vittima del presunto assassino di Sarah. Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.
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Recensione a cura di Rino Casazza

Questo romanzo, nonostante il suo autore sia francese e sia scritto in questa lingua, è un thriller “all’americana” incalzante e pieno colpi di scena, praticamente uno per capitolo.

Ci troviamo però non a New York o a Los Angeles, ma nel fascinoso e un po’ selvaggio nord della Francia, in una località di mare affacciata sull’Atlantico con la solitudine, le gigantesche maree e il tempo mutevole.

C’è anche una puntata a Parigi, senza che il lato turistico della ville lumiere lasci il segno, e varie escursioni nelle impervie alture intorno a Grenoble.

Thriller, abbiamo detto, epperò l’autore impreziosisce la storia con un gioco classico della “metaletteratura”: il manoscritto ritrovato.

La misteriosa vicenda non è vera, ma inventata e contenuta nel testo ancora inedito scritto da un romanziere di thriller che, stranamente, ha lasciato incompiuto il romanzo.

L’intreccio tra letteratura e vita prosegue poiché la protagonista è, essa stessa, una scrittrice di thriller con forti somiglianze col supposto autore reale del romanzo e, inoltre, la trama si rivela ricalcata, inquietantemente, sulle opere della scrittrice.

Non basta: lo scioglimento finale rimasto in bianco viene aggiunto dal figlio dello scrittore che si dichiara in grado di interpretare al meglio il progetto romanzesco del padre.

Dentro questa “matrioska metaletteraria” a più strati c’è la storia poliziesca, incentrata sul tema del serial killer, che alla fine si scoprono essere più d’uno e addirittura in contatto, forse in collaborazione, tra di loro.

A completamento del vertiginoso gioco speculare tra narrativa e vita, la figlia della scrittrice protagonista è vittima di un omicida seriale, che l’ha rapita ma, quando viene catturato, si rifiuta di rivelare dove si trova il suo cadavere, ammesso che l’abbia davvero uccisa.

Non nascondo che “Il manoscritto” ha tutti gli ingredienti giusti per piacermi, ed infatti lo consiglio vivamente agli amanti dei thriller serrati e funambolici.

L’ho apprezzato molto anche per il finale, che avrebbe dovuto lasciarmi dubbioso perché viola apertamente uno dei must delle storie di questo tipo, ed invece riconosco essere eccezionalmente appropriato, anche se sconsiglio di ripetere la scommessa, riuscita ma spericolata.

E’ invece indimenticabile, senza se e senza ma, dal punto di vista paesaggistico e narrativo, l’ultima pagina del romanzo, in grado di accontentare non solo gli amanti della letteratura di genere.

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