Ho avuto il grande piacere di parlare con Javier Castillo, di fargli delle domande e soprattutto di ascoltarlo: ho sentito la passione per la scrittura, ho seguito il filo delle idee che lo hanno portato alla creazione dei suoi romanzi, e ho scoperto una grande umiltà dietro a un successo mondiale e a un talento davvero notevole.
La ragazza di neve, edito da Salani nel 2022, è stato un vero caso editoriale: è un thriller psicologico legato al giornalismo investigativo, con una protagonista molto complessa, Miren Triggs giovane studentessa (di giornalismo appunto) alle prese con la scomparsa di una bambina durante una grande parata. Miren non avrebbe potuto immaginare allora che il coinvolgimento in uno dei casi più seguiti al mondo avrebbe cambiato per sempre la sua vita. La carriera, le priorità ma soprattutto la consapevolezza della ricerca della piccola Kiera Templeton come disperato tentativo di ricerca di sé stessa. Non è stato fatto facile star dietro a questo personaggio che, vittima di un brutale violenza, cerca faticosamente di sopravvivere senza andare in pezzi.
Il gioco dell’anima segna il ritorno di Miren in una veste completamente diversa. Dopo il successo del suo romanzo sul caso Templeton ha momentaneamente messo da parte la carriera giornalistica per dedicarsi alla promozione del libro ma, proprio durante un incontro con i lettori le viene lasciata una busta con un messaggio inequivocabile: “Vuoi giocare?”. Qual è il gioco? Nella busta c’è la foto di una ragazza scomparsa anni prima, Gina Pebbles e Miren capisce che non può ignorare questa chiamata, ancora una volta la sete di giustizia e verità la porteranno a indagare, spingendosi oltre i limiti e mettendo di nuovo a repentaglio la sua stessa vita.
Ovviamente l’invito rivolto a Miren coincide con il ritrovamento del corpo di una ragazza barbaramente uccisa: ci sarà un legame tra le due giovani? Perché è stata coinvolta? Ad aiutarla il caro Jim, professore e amico, forse l’unico a conoscere davvero i tormenti che le dilaniano l’anima.
Devo essere sincera, non sono convinta di avere apprezzato interamente questo secondo romanzo. Come già detto Miren è un personaggio complesso e difficile da seguire, ma qui mi sembra che la sua instabilità emotiva sia stata esasperata e i suoi comportamenti spesso mi sembrano forzati, caricati. È una donna traumatizzata, spezzata e terrorizzata ma il tutto mi risulta artificioso e ho davvero faticato a entrare in sintonia con il personaggio e con i suoi continui sbalzi d’umore e le scelte avventate. Scelte che a mio avviso condizionano anche la trama rendendola poco credibile in alcuni punti. Le ambientazioni, la storia e la scrittura di Castillo sono impeccabili come sempre ma qui mi viene da dire che il “troppo stroppia” e l’intreccio risulta appesantito da troppi elementi che, a mio avviso, distolgono dalla trama e dal vero messaggio del romanzo.
Non lo sconsiglio perché è un thriller adrenalinico che si legge con l’ansia allo stomaco, ma non ha soddisfatto le mie aspettative e credo che l’autore spagnolo possa fare molto di meglio perché le potenzialità ci sono tutte.