Il delitto di via Poma – Massimo Lugli, Antonio Del Greco
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Il delitto di via Poma - Massimo Lugli, Antonio Del Greco

Trama

Sono passati trent’anni da quando, durante un torrido agosto romano, in un ufficio dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù venne ritrovato il corpo senza vita della giovanissima Simonetta Cesaroni, assassinata con ventinove pugnalate. Un giallo irrisolto e che, dopo tanto tempo, suscita ancora interesse, polemiche e dubbi. Massimo Lugli, ex inviato speciale di Repubblica che seguì le indagini e Antonio Del Greco, allora funzionario della squadra mobile che le diresse, ricostruiscono, in forma di romanzo e con nomi di fantasia, tutte le svolte di un’inchiesta difficile e piena di trabocchetti. Un mix di realtà e di immaginazione, come altri libri scritti in coppia dai due autori, che rivela particolari inediti, aspetti mai chiariti e mai resi noti e svolte impreviste dai due punti di vista: quello della stampa e quello della polizia. Il finale, di fantasia, è un colpo di scena che capovolge tutto e che, forse, avrebbe potuto essere possibile.

Recensione a cura di Gino Campaner (ginodeilibri)

Il delitto di via Poma è un libro giallo, scritto da Massimo Lugli e da Antonio del Greco ed edito dalla Newton Compton. Ero molto curioso di leggere questo romanzo. Conoscevo bene la vicenda raccontata ma non conoscevo la scrittura di Lugli. Negli ultimi anni l’autore ha spesso scritto i suoi romanzi creando un mix tra realtà e finzione raccontando dei feroci personaggi o dei cruenti fatti di cronaca che sono avvenuti in Italia negli anni recenti. Ne sono esempio i suoi romanzi dedicati alla mala romana come Quelli cattivi o Nel mondo di mezzo il romanzo di mafia capitale. Anche Il giallo di via Poma appartiene a questo filone narrativo anche se in questo caso, come per Il giallo Pasolini, viene raccontata la storia di uno dei delitti più enigmatici avvenuti nel nostro paese. L’omicidio di Simonetta Cesaroni, una ragazza di soli 20 anni, consumatosi il 7 agosto del 1990 in un quartiere bene di Roma. Il 2020 oltre ad averci lasciato in eredità un virus letale, ed ancora molto lontano dall’essere debellato, è anche l’anno in cui ricorrono anniversari importanti e dolorosi per la storia italiana. Proprio quest’anno infatti è caduto il 40esimo anniversario dell’attentato alla stazione di bologna che il 2 agosto del 1980 fece 85 vittime, e proprio quest’anno, appunto, cadono i 30 anni dal delitto di via Poma tutt’ora insoluto. Non mi dilungo sul racconto della trama del romanzo perchè ripercorre abbastanza fedelmente, se pur con qualche licenza a volte anche troppo ardita, tutti i fatti che accaddero quel 7 agosto di 30 anni fa e poi tutte le indagini e gli sviluppi che seguirono alla scoperta di quel delitto. Più significativo evidenziare, come anche il libro sottintende nel raccontare l’intera vicenda, come le indagini, pur se in buona fede, siano state condotte con forse troppa superficialità e poco raziocinio. Gli inquirenti si erano forse troppo innamorati delle conclusioni a cui erano arrivati, decidendo che quella dovesse essere “per forza” la verità, ma purtroppo non ressero alla prova del giudice, e via via i vari accusati del delitto vennero tutti prosciolti. Fu cosi per il portiere dello stabile, per il nipote dell’anziano proprietario dell’intero palazzo e anche per l’allora fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, accusato dell’omicidio ben 21 anni dopo, mandato a processo ma poi prosciolto. Insomma è vero che i mezzi di cui disponeva all’epoca la polizia non erano certo quelli attuali, ad esempio 30 anni fa non esisteva l’esame del DNA, non esisteva la possibilità di analizzare i tabulati telefonici e neppure quella di “congelare” la scena di un crimine ma comunque, rimane evidente che le indagini furono approssimative e che molte strade investigative non furono approfondite o non vennero neppure prese in esame. Tornando a parlare del romanzo va detto che ovviamente i nomi utilizzati per i vari personaggi sono diversi da quelli veri, anche se sono facilmente identificabili. Chiaramente poi, nel racconto si dà ampio spazio alla fantasia inventando personaggi, come il giornalista di Repubblica, Marco Scalesi, ed altri che contribuiscono a rendere più accattivante la storia.  A proposito di questo mi viene da fare una considerazione. E’ sempre complicato scrivere un racconto sotto forma di romanzo parlando però di un fatto reale. Soprattutto quando come in questo caso i fatti reali non fanno solo parte del libro ma sono l’essenza del libro stesso. Emergono chiaramente, nel racconto, (tranne per qualche esagerazione), le capacità narrative di Massimo Lugli, anche perché si sta sempre più specializzando in questo genere di romanzi, ma spesso la parte fantasiosa del racconto diventa preponderante rispetto ai fatti reali. Confondendo un po’ il lettore, non permettendogli di capire bene dove finisce la cronaca ed inizia la fiction. Per questo io propendo sempre per tenere ben separati i due ambiti quello reale e quello del romanzo. In definitiva un libro godibilissimo che però, secondo me, va letto considerandolo come una vicenda slegata dai fatti reali ai quali si ispira. A parer mio è il modo migliore per poterlo apprezzare appieno. Deve considerarsi semplicemente un buon romanzo giallo, ma non può essere utilizzato per conoscere i fatti che avvennero quel pomeriggio del 7 agosto di 30 anni fa in via Poma, per quello ci vuole un libro di inchiesta ad hoc.

 

Dettagli

  • Copertina flessibile: 288 pagine
  • Editore: Newton Compton Editori (23 luglio 2020)
  • Collana: Nuova narrativa Newton
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8822746422
  • ISBN-13: 978-8822746429
  • Genere: giallo
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