I conti che non tornano
Paolo Mapelli, Amministratore Delegato di una banca, scompare. Le sue scelte dissennate hanno portato l’Istituto al dissesto economico. Ci sono holding del malaffare che non conoscono la parola perdono e sono pronte ad agire di conseguenza. E poi c’è Giorgio Canclini, un industriale ormai sul lastrico che ha messo da tempo l’uomo nel mirino. Si è visto rifiutare quel finanziamento che forse avrebbe potuto salvare la sua fabbrica e ora coltiva oscuri desideri di vendetta. Il vice questore Matteo Caserta non sa quale direzione dare alle indagini e quando fa la conoscenza della moglie di Mapelli, finisce per sbandare. Adriana Meis somiglia in modo impressionante a Madeleine, il personaggio-chiave del film La donna che visse due volte, stesso fascino sfuggente. E stessa doppiezza.
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Marco Speciale ci conduce nel mondo della finanza con un giallo intrigante che tratta anche il tema dell’emarginazione. Argomento questo messo in risalto dal luogo utilizzato per alcune scene: le rive del fiume Lambro, proprio alla foce, dove termina il suo cammino per immettersi nel Po, un territorio battuto da poche persone, ideale per chi vuole nascondersi o vivere in uno stato di isolamento.

Giorgio Canclini è un uomo che ha avuto un’infanzia difficile. Cresce con la madre prostituta e il fratello Mario, il padre li ha abbandonati da tempo. Per la donna i figli sono solo un peso e un ostacolo alla sua attività, per cui decide di mandarli in collegio. Giorgio, insofferente alle ferree regole, inizia un percorso di insubordinazione che segnerà tutta la sua crescita e, a causa di questo atteggiamento, viene rimandato a casa. La mamma decide di affidarlo, dietro compenso, a lontani parenti che se ne prendono cura solo per non perdere il sussidio. Il bambino quindi cresce solo e disadattato. Scalpita, sgomita e riesce a costruirsi una carriera come imprenditore, ma anche questa termina in malo modo a causa di un finanziamento negato da Paolo Mapelli, amministratore delegato della banca di cui è cliente Canclini.

Il passato ritorna. Giorgio viene additato come un fallito, perde i privilegi acquisiti e si ritrova a vivere in una stamberga, in assoluta povertà. Di nuovo l’incubo. Ancora la solitudine, ancora una volta ignorato da una società che premia solo i vincenti.

La buona e la cattiva sorte, cosa è giusto e cosa è sbagliato, il bene e il male. Opposti che in questo romanzo si ripresentano sotto varie forme.

Da una parte il cattivo, Canclini, con alle spalle un’infanzia segnata dall’abbandono, senza amici e senza affetto. Dall’altra parte il buono: Paolo Mapelli.

Ma è davvero cattivo un uomo che ha dovuto lottare per crescere? Che è stato costretto a vivere emarginato, abbandonato dagli affetti? E di contro, può essere dichiarato buono un uomo che antepone la sua ambizione a tutto? Che con manovre azzardate mette in pericolo l’istituto di credito per cui lavora? Può essere buono un uomo che per la smania di potere pesta i piedi a persone che sarebbe meglio ignorare?

Luci e ombre emergono in ogni personaggio. Anche nel vice questore Caserta. Un uomo con dei sani principi che rimane abbagliato dalla moglie di Mapelli, Adriana Meis, anch’essa ambigua tanto che l’agente la paragona alla protagonista del film “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock, un personaggio dalle tinte fosche, che si suicida perché abbandonata dall’amante. Madeleine come Adriana, moglie di Mapelli e amante di Roberto Valsecchi, braccio destro del marito.

Marco Speciale ci conduce all’interno dei personaggi, scava nel profondo, li esplora e li esamina. Fa emergere la loro fragilità e la durezza, in un continuo scontro tra il bene e il male.

Una dualità che ritroviamo come costante. Narrazioni cruente si alternano a momenti di poesia, colpi di scena lasciano il posto a descrizioni commoventi che portano il lettore a vivere attimi di odio seguito da momenti di amore.

Mai come in questo caso possiamo affermare che un personaggio non è completamente buono e nemmeno completamente cattivo.

Una scrittura intensa, dove ogni singola parola è studiata per mantenere il lettore in bilico fino ad arrivare a un finale sorprendente dove troviamo “I conti che non tornano” perché nessuno ha delle colpe, ma tutti sono colpevoli.

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