L’idea con cui troppo spesso ci si avvicina ad uno scrittore nordico, in particolar modo se svedese, è quello di paragonarlo a Stieg Larsson, alla sua trilogia Millenium. Personalmente lo trovo molto riduttivo. Sarebbe come paragonare un qualunque autore italiano ad un best seller di Umberto Eco. A me che di scrittori scandinavi ne ho letti diversi, questo romanzo di Håkan Östlundh non è dispiaciuto, tutt’altro. Il libro affronta anche una tematica quale il razzismo, che è ben lontana dagli standard svedesi. Il romanzo ha un buon ritmo, i personagi sono ben caratterizzati ed anche il ritmo della narrazione è alquanto sostenuto. L’autore dedica poco spazio alle descrizioni ambientali ma, ogni qual volta lo fa, queste risultano molto efficaci e mai fuori luogo. Un mix ineressante tra vicende personali e un’inquetante pista terroristica si alternano lungo un percorso investigativo che risulta quantomai credibile e affascinante. Non mancano dei punti non estremamante chiari e qualche piccola forzatura ma, nel complesso, risulta una lettura più che godibile.
Votazione : 3,5/5